Appare sempre più complicato esentarsi dalle manifestazioni di critica e dissenso verso la più alta carica della repubblica.

Sulle recenti prese di posizione va preso atto che qualche costituzionalista e qualche esponente dei media inizia a rompere l’untuoso coro di laudationes che si levano per un personaggio che ha dimostrato di meritare molto ma molto meno.

È pur vero che gli italiani sembrano un po’assuefatti a ritrovarsi in quel ruolo protagonisti non idonei. Tuttavia i loro disastri sovente vengono riconosciuti come tali soltanto a mandato scaduto, dopo un settennato o di più, di applausi, inchini, leccamenti i più vari.

Per l’odierno monarca repubblicano l’esame di questi anni ci dirà quante doppiezze, quanta malafede, quante deviazioni costui abbia messo in cantiere e quanti danni abbia prodotto.

Oppure se fu ligio e vittima di ingiuste critiche.

Parliamo di questioni istituzionali e politiche.

Perchè sin d’ora si può affermare con sicurezza che nella nuova veste di esperto climatologo e meteorologo, non ci capisce come dice Cetto Laqualunque, una ‘beata minchia’.

È in buona compagnia, i suoi colleghi neo climatologi sono i presidenti di Croazia, di Grecia, Malta, Portogallo e Slovenia. Il direttore di questo pool di inesperti facondi è il segretario generale dell’ONU.

Gli ebollizionisti del pianeta fanno coscientemente il gioco delle grandi protagoniste della finanza, fautrici tout court della riconversione in economia green e degli investimenti speculativi  che seguiranno.

Costoro contribuiscono alla destrutturazione anche psicologica dei popoli, diffondendo la cosidetta ecoansia che indebolisce le risorse e le capacità di quanti dovrebbero essere in piena forma per tentare di arginare il fenomeno già in atto di cui anche questi vati di sventure ambientali sono responsabili :la povertà, la rovina per quasi tutti, l’arricchimento spropositato per pochissimi.

La presa di posizione netta a favore degli ebollizionisti, non soltanto rende il re quirinalizio complice di un’ipotesi inacclarata e vivacemente contestata, ma anche sodale di quei padroni del vapore che istillando le studiate paure, attendono valanghe di profitti  e la rovina di buona parte del genere umano.

Non si tratta di essere negazionisti ma realisti, come ha ben spiegato con i suoi modi pacati e sapienti Mezzocorona, meteorologo nazionale di poche parole  e di pochi eguali.

Sergio Mattarella, nuovo  Bernacca de noantri, da  ex democristiano può sfoderare quanto vuole la sua miglior dote, ma la malafede rimane evidente, come i mandanti, i complici, le cause, gli obbiettivi.

Egli dovrebbe essere super partes, garantire l’unità e l’interesse nazionale, mantenersi quantomeno misurato, equidistante, documentato.

Non dovrebbe ignorare per  esempio la corposa rampogna che ha riservato ai toni apocalittici di certi personaggi sulle variazioni climatiche, l’Ipcc Intergovernmental panel on climate change, la più autorevole organizzazione mondiale che si occupa di clima e sotto il marchio e l’egida delle Nazioni Unite.

Certo il problema esiste ma i suoi termini non sono da dramma ebollizionista.

Certo si deve fare il possibile, ma non terrorizzare su prognosi dal profilo da anno 1000.

Da una parte il re del Quirinale terrorizza sul pianeta che sobbolle, dall’altra di fatto contribuisce a aggravare la situazione climatica  con l’uso di tutti gli armamentari inquinanti che per esempio una guerra richiede.

Si è partecipi di morti presenti certe, mentre si crea terrore su morti future incerte. E tutto per il medesimo fine. Che non è certo quello previsto dalla Costituzione come funzione di un presidente della repubblica.

Anzi per un fine che direttamente o indirettamente travolge un numero importante di articoli della Carta.

Questo fa fra il plauso generale.

Come mi disse Indro Montanelli una volta ‘ In Italia per vincere bisogna aver torto in molti, non ragione da soli. ‘ Il torto è evidente, il numero anche.

Sergio Mattarella, presidente multidisciplinare sugli scudi.

Chi ha ragione invece coda fra le gambe e andare.