Se parlo di affabulazione gesuitica come supporto clou alla strategia comunicativa della postdemocrazia, vedo perlopiù facce dubbiose e sguardi interrogativi.

L’affabulazione gesuitica è l’arte del convincimento finalizzato a scopi di fede (in senso lato) che ricorre anche a astuzie, manipolazioni, ipocrisie. L’obbiettivo è raggiungere il fine preposto.

Un esempio semplice- che fuori da questo contesto potrebbe apparire un ossimoro-è la scelta di Bergoglio, gesuita, portatore di una fede colta, complessa, predicante, non estranea ai maneggi del mondo, né ai rapporti col denaro, che al momento di salire al soglio pontificio si fa chiamare Francesco, simbolo di una religiosità la più contraria e lontana possibile dal pensiero e dallo stile dei gesuiti.

La strategia dell’affabulazione e il fine del convincimento giustifica anzi esalta il travestimento, la contraddizione.

Veniamo agli affabulatori di casa nostra. Tre esempi.

1)L’Italia dei Draghi e dei Mattarella, postdemocratica, filo Unione Europea, finanziarista ha lo scopo dichiarato- non supposto dai malevoli- di far piazza pulita di imprese per lo più micro con conseguente perdita non soltanto di posti di lavoro ma del concetto stesso di lavoro creativo e individuale.

Ha anche in programma – dichiarata anch’essa-una rivisitazione del mondo della produzione, la green economy e altre cose del genere, la riduzione dell’impatto umano sui processi produttivi. In sostanza si prefigge quanto meno l’attenuazione della centralità del lavoro e dei suoi valori come motore della società’. Avanza un concetto di economia di puro profitto e di ricorso a redditi di sopravvivenza sussidiati (reddito di cittadinanza, ristori, sostegni, bonus) o retribuzioni ai minimi termini.

Sopravviene per blandire e non allarmare l’affabulazione gesuitica salvifica, che esalta ciò che si sta penalizzando.

Mattarella il portavoce in questa circostanza, evoca il ‘ lavorò come ‘il motore della ripresa’ e afferma che ‘ il lavoro è lo scopo del programma di ripresa e resilienza.”

Come si sa la ‘ripresa e la resilienza ‘ non sono basate sul ‘ lavorò né su iniziative che lo generano. Sono basate su programmi che aumenteranno ‘ la ricchezza ‘, il ‘pil’, il profitto.

Circa il lavoro, se ne è già perduto in numero non ancora quantificabile (per adesso circa un milione alla macro produzione e un milione e mezzo fra microimprese e professioni).

Il programma che secondo Mattarella avrebbe il lavoro come cuore e motore prevede un punto di caduta ( -15/25%)e da lì una ripresa massima del 3,6% nel biennio 2024 / 2026. Senza soffermarsi su qualità e retribuzioni. Tutto nero su bianco.

L’affabulazione è palese, i fini anche.

2).Se si pensa che fra le riforme promesse con la resilienza vi è quella della giustizia, il cui stato ormai è la decomposizione etica e operativa, dove i re della selva hanno cominciato a sbranarsi fra loro dopo aver fatto tabula rasa, si ha la misura più esatta del peso dell’affabulazione.

3).Se infine l’altra promessa per la resilienza è la riforma della pubblica amministrazione e la fine del potere dei mega dirigenti e poi essi sono stati dislocati in ogni piega del governo, sono ministri e saranno gli estensori della legislazione che governerà i processi di resilienza, si capisce come l’affabulazione, se non fossimo in politica, avrebbe aspetti perlomeno criminogeni.

Così gesuiticamente si convince con le operose menzogne il gregge a andare, per il suo bene, nell’auspicata via della redenzione cioè del trionfo del finanziarismo, dell’Unione Europea e nel dominio di multinazionali e banche, le uniche capaci di portarci alla salvazione dell’anima e del portafoglio.

Resta da vedere di chi.