Prima l’incredulità. Poi la conferma: è nato ‘Impegno Civico’  fondato dal veterano Bruno Tabacci e da Luigi Di Maio. Nel simbolo c’è un ape e il cognome  Di Maio. Apemaio è il naturale  sberleffo.

Dopo si apprende che Apemaio avrà una seggio garantito nelle liste del Pd.

Tre fuorusciti grillini, fondano’Ambiente 2050′. Anche questo non è uno scherzo dei soliti buontemponi.

Calenda offre dichiarazioni erculee contro le posizioni di comodo in cartelli elettorali che vadano dal Pd a Di Maio e guardino a sinistra.

Calenda eletto in Europa nel Pd è controparte di  Letta segretario del Pd.

Tratta e ottiene un’ottima percentuale in seggi. Dimentica le dichiarazioni e si accomoda  nel cartello elettorale.

ScendiLetta è il nuovo soprannome.

La lettura dell'”accordo” Letta / Calenda, toglie ogni dubbio. Il niente che macina il consueto miscuglio di frasi fatte.

Letta evoca scenari di vittoria, per adesso più che fantasiosi.

In questo festival dell’improbabile irrompe Repubblica che tocca il diapason del ridicolo dedicando una pagina a Giorgia Meloni ‘voltagabbana ‘: ‘ A tredici anni era laziale ora è romanista”

Se Atene piange Sparta non ride.

È che i tre leader si parlano di malavoglia, ognuno disistimando gli altri due e credendosi il migliore del mazzo.

Ognuno affila i coltelli per la guerra interna, pensando che l’orso sia già in gabbia.

La preda è da catturare e sarà interessante vedere le vere alleanze il giorno dopo le elezioni, quando i partiti disporranno dei seggi e le coalizioni elettorali si frantumeranno.

Per cadere in piedi i leader si confermano gli unici selettori di candidature.

A suo tempo fu così che personaggi inadeguati e di ogni risma rappresentarono per anni le speranze di un’Italia poco avvezza alla politica.

Intanto Berlusconi, modello 94, sembra contare più sulla dabbenaggine degli italiani che sulle sue capacità persuasive.

È come riascoltare gli immutabili Cugini di Campagna, a colori, ingrassati, invecchiati, imbolsiti.

Salvini punta tutto su santi, madonne, rosari, in un delirio che denota più smarrimento per la repentina caduta che émpiti spirituali.

La conservatrice di recente conio ha un bel daffare a spiegare le sciocchezze gridate in spagnolo, alle quali crede e che vorrebbe mettere in pratica qualora governasse.

Panorama che si tinge di farsa quando si arriva al nodo dei nodi : il programma.

Ci si impantana sul filo draghismo dei centristi e di Fi, su quello di necessità della Lega, tutti al governo. Posizioni già equivoche di per sè, da far coincidere con una forza di opposizione a Draghi, anche se apparente.

Questo quadro si avvita ancora di più perché Fdi si deve dichiarare filo UE per timore di anatemi e sostenitore del PNRR.

Senza differenze con gli altri partiti in lizza, di qua e di là.

Per l’accordo sul programma, basta un incontro di qualche  ora fra membri delle retrovie dei rispettivi esecutivi.

Cose difficili e controverse in mano e per poche ore a chi non decide. Poi per il pubblico una dichiarazione di maniera.

Anche qui come dall’altra parte -che tanto ‘altra’non sembra- si è sciolto il nodo che conta :quanti seggi a chi e come.

Nessuna proposta su quello che dovrebbe interessare :banche, debito pubblico, ricchezza privata, energia, valorizzazione delle risorse, correzione delle regole ue, per esempio.

È polvere negli occhi poichè il prossimo governo agirà sotto dettatura europea.

Nella realtà tutti sono allineati e coperti sul sentiero già tracciato.

Sono ingannevoli il presunto scontro destra /sinistra e le ipotesi di riacquisire agibilità perdute.

In questo disagio generale compare  un fantomatico terzo polo, dove il più abile e meno popolare dei politici in servizio si è cacciato volontariamente. E dove troviamo chi dovrebbe tornare ai palcoscenici, per far ridere nella sede appropriata e chi dovrebbe rinnovare le sue esperienze forensi.

Se la carrellata avesse  contorni anche minimamente attendibili, non sarebbe certo priva di ragioni la voglia di non partecipare per niente alla sceneggiata senza decoro e dal finale senza incertezze.