Come in un film già visto si ripropone la questione migranti e sbarchi, protagonista anche delle vicende di un altro governo della Repubblica.

Interessa meno il solito braccio di ferro fra sinistre compassionevoli e destre senza cuore.

Si potrebbe se del caso a questo proposito osservare che con tutta la carne al fuoco che c’è, differire lo scontro non sarebbe stata una cattiva dimostrazione di ars regendi.

Nè sposta la questione che in questa puntata  anche Bergoglio appaia più dalla parte di quelli meno permissivi.

Va ricordato comunque che non sarà una ‘lacrimuccia’ di stampo dantesco a esonerare dai peccati commessi.

Qui importa come ha agito l’Unione Europea.

Chi ritenesse che avesse parteggiato per l’interesse nazionale del paese membro, sostenendo la scelta  degli ‘sbarchi selettivi’ sbaglierebbe e non di poco.

Chi poi pensasse che l’Unione avesse disposto l’equa distribuzione dei migranti fra i paesi membri  sarebbe di nuovo in errore.

L’Unione Europea è  stata fulminea nell’imputare all’Italia la sua decisione e a intimare in nome dei diritti dell’uomo e dell’obbligo  di accoglienza di dar corso alle procedure per far prendere terra a tutti i migranti a bordo delle navi ong.

Mentre l’Unione Europea non obbliga un’equa distribuzione degli immigrati, nè determina un sostegno adeguato ai paesi che sono in prima linea, li obbliga Italia compresa a onerarsi di ogni conseguenza, di ogni costo, di ogni azione umanitaria, e insieme impedisce le tutele che lo Stato aggredito avanza.

Niente sbarchi selettivi dunque.

Tempo fa l’ultimo uomo della provvidenza in ordine di tempo, personaggio di banche, finanza, unione europea, annunciò in piena trasparenza che l’Unione non sarebbe rimasta estranea alle difficoltà delle imprese e che le avrebbe salvate con gli aiuti necessari.

Aggiunse che aiutare tutti era impossibile e che sarebbe stata fatta una cernita.

Le aziende che non promettevano futuro profitto sarebbero state lasciate morire, mentre per le altre si sarebbe provveduto. Aiuti selettivi.

Recentissimamente l’Unione ha ribadito il concetto: si sarebbe se necessario revisionato il piano di aiuti alle imprese, ma sempre nel rispetto dell’obbiettivo dichiarato di salvare soltanto quelle che promettevano profitto. Aiuti selettivi appunto.

Questo non è un apologo, nè un’affabulazione, nè un canovaccio per una piece di satira politica. È la realtà. Quella realtà che, come si dice, supera la fantasia.

L’Unione si iscrive fra i campioni della difesa dei diritti dell’uomo e nel contempo in nome del profitto si dichiara disponibile a negare il diritto al lavoro e all’impresa a quanti non guadagnano abbastanza.

L’Unione Europea seleziona a suo modo: chi ha attività socialmente significative, capaci di dare lavoro, mantenere in vita comunità, preservare tradizioni e rete sociale, dovranno morire in nome del profitto e della conseguente selezione.

Chi tutela la comunità le sue regole la legalità selezionando gli sbarchi deve operare in guisa indifferenziata e non operare selezioni.

C’è selezione e selezione. Ma un unico risultato : danni significativi al paese alla sua credibilità, al suo sviluppo, ai diritti dei cittadini.

La lesione dell’interesse nazionale è evidente e è la regola mai denegata dall’Unione e dai suoi sostenitori.

Il nuovo governo ha fatto il suo esordio in europa e nel mondo.

Terminate le formalità, attendiamo la sostanza.

Senza arretrare di un centimetro sul convincimento più volte espresso che i prefetti dovrebbero essere messi tutti a riposo e comunque mai in un governo e che mai e poi mai un ministro all’economia e finanza può essere un sodale dell’uomo ‘socio di Goldman sachs’   per dirla con Cossiga.

Non si va alla guerra armati di  fucili a tappo, con generali inidonei o in piena intelligenza con chi ci vuole morti.