Il  presidente della repubblica vive al Quirinale già reggia dei Savoia di 51000 mq ( la Casa Bianca è 5000mq). Il costo della presidenza è di circa il triplo di quello che i britannici spendono per TUTTA la casa regnante.

Il presidente percepisce un’indennità da capogiro , benefit di ogni genere e ha  un numero abnorme di dipendenti con stipendio medio di 125.000 euro annue .

Situazioni imbarazzanti verso un popolo che, capace di indignarsi per un’auto blu non fa un plissè di fronte a una situazione che è non è improprio definire inopportuna.

In ispecie in un contesto sociale in regresso da anni e che vede aumentare i poveri assoluti a 6 milioni di persone e circa 1 famiglia su 5 in stato di totale bisogno ( dati ISTAT).

Povertà in aumento nel nord Italia e anche fra occupati.

Il doppio discutibile settennato fanno apostrofare il presidente, re Sergio, primo monarca repubblicano della storia . 

Colui che ha reso un ossimoro realtà nel paese che appare sempre più un teatrino di tragiche marionette.

Costui talvolta appare per dirla con il dovuto rispetto ‘Magister fabellarum ineptiarumque et nullius usus ( maestro di luoghi comuni di nessuna utilità),in discorsi che pronuncia con il dattiloscritto in mano leggendo in guisa soft stile vecchio dc, come da formazione politica e culturale. 

Fintanto che  le fabellae et ineptiae riguardano le teorie talvolta alchemiche ma concettuali di cui fa sfoggio il danno è relativo.

Quando invece si colpisce -magari senza avvedersene- in corpore vili, beh lì il discorso cambia.

Se i cittadini devono rispetto alla prima carica dello Stato,costui deve altrettanto rispetto ai cittadini. In ispecie se poveri o poverissimi o peggio deceduti sul lavoro.

Un quotidiano importantissimo titola:’MORTI SUL LAVORO E SALARI:MATTARELLA ACCUSA ‘ – Intollerabile indifferenza’ . 

Si chiede venia : il presidente ,primo cittadino, e primo responsabile per definizione,accusa chi ? I poveri ? I morti ?

Indifferenza di chi? Se non di un potere che insensibile di fatto continua nelle sue ampollosità , negli sfarzi, negli agi, negli sprechi senza nulla risolvere e si appaga con qualche  fabella et ineptiae  intorno al 1 maggio.

Sembra esserci il tentativo di esonerarsi da responabilità intrinseche alla carica e la fictio un po’ecclesiale di ignorare la sua situazione eccessiva costosa e privilegiata verso i 6 milioni di poveri del suo regno.

Come non è possibile ignorare che il presidente è stato vigile e attento e non colpito da letargia per i decenni di esercizio del potere.

Improprio appare il tentativo di ‘ accusare’ e di proporsi come la vergine stupefatta dalle constatazioni della prima notte di nozze.

Il presidente sa da anni e ha concorso come legislatore ,come giudice costituzionale, come custode delle garanzie costituzionali che la gente è in miseria e è sottopagata e che i morti sul lavoro sono un dramma da tre bare al giorno compresi i festivi,la cui responsabilità ricade su tutti .Ma a chi sta in cima oneri e onori.Non solo i secondi dribblando i primi con denunce che davvero appaiono inappropriate da quei pulpiti.Il presidente chi accusa? chi denuncia? se stesso? 

Non si sono visti  mea culpa per i magri stipendi e per i 1000 morti annui da lavoro . Non si sono udite renunzie totali a benefit e prebende per fornire esempi di reali risparmi e indurre il paese a limitare gli eccessi e gli sprechi. 

Il presidente della repubblica non è il papa che più che raccomandarsi non può.

È una carica politica con responsabilità politica che costui, come altri in precedenza ,ha riempito di significati e interventi sostanziali.

Ebbene faccia quel che deve e non mastichi fabellae et ineptiae su terreni sensibili ,scivolosi che colpiscono al cuore la coscienza dei cittadini. Lui che è custode di una Carta che all’art 1 si dice fondata sul lavoro, deve potere non predicare a vuoto. 

Dia l’esempio di sobrietà necessaria e indichi i provvedimenti essenziali perchè cessino le morti sul lavoro. 

Provvedimenti che non sono certo i 600 milioni di euro per i controlli(?) della premier.

Provvedimenti non complicati ma coraggiosi che ogni addetto conosce.

Una cosa è certa nessuno di loro ha mai passato un minuto di lavoro in una fabbrica e in un cantiere e parla per sentito dire.

Nessuno di loro è in grado di porre un freno all’andazzo nè sul fronte della miseria nè su quello che riempie i cimiteri dell’unica vera guerra che gli italiani stanno perdendo grazie ai Superman che al momento occupano la scena.

Nel frattempo i sindacati sono in concerto.