Ogni giorno di più viene confermata la tesi che l’avvento pluriauspicato di Mario Draghi stia costituendo un contributo determinante al suicidio dell’idea di comunità nazionale libera e in cerca di diritti e prosperità.

Con lui si è avviata una tappa fondamentale per posizionare la nazione  in un ruolo gregario e si è inverato il processo di disfacimento della rete economica e di comunità, basica struttura dell’organizzazione sociale in sintonia con le aspirazioni dei cittadini.

Fra i vari passaggi verso la grecizzazione della nazione occupa una posizione centrale il PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza).

Algidamente  Corsera Economia enunciava a chi era stato consegnato il paese e in che modo :’Più di quanto abbiano capito a Roma, il piano di ripresa e resilienza…è di fatto il programma blindato da Bruxelles della prossima legislatura in Italia’.

Era l’assunzione di un debito pesantissimo non solo in denaro che imponeva politiche e scelte gradite non tanto al paese quanto all’Unione Europea.

Non all’Europa, ma a quel meccanismo gestito dai poteri finanziari e dai loro uomini per raggiungere lo scopo che Giulio Tremonti definisce ‘ Mercati sopra, Stati sotto’.

È l’applicazione della postdemocrazia finanziaria.

La guerra collabora a far giustizia di ogni cortina fumogena e aiuta a scorgere l’essenza del processo di impossessamento da parte dei mercati dei destini dei popoli.

Mentre a occidente la postdemocrazia finanziaria completa l’opera, a oriente riesplode l’ossessione della sindrome dell’accerchiamento e la volontà di erigere fortezze inespugnabili. Si ripropone l’atavico scontro oriente/occidente.

Nel mezzo paesi che avrebbero dovuto essere blocco indipendente e Europa, sono alle prese con eventi che li vedono portaborracce di altri interessi.

Stati invischiati in un processo di decadimento voluto da chi intende adoperarli come avamposto sacrificabile.

Rientra nel contesto di sottomissione programmata anche la truffa del recovery fund e new generation, della green economy, delle emergenze resilienti e di ripresa.

Perfino il Corriere Economia, sebbene giornalone del Mondo di sopra, afferma che a ben guardare forse l’Italia aveva ben altre necessità primarie che non investire risorse su riconversioni verdi, transizioni ecologiche, parità di genere.

Ma poteva darsi, diceva, che talvolta queste spese avrebbero potuto accidentalmente coprire anche spazi effettivamente utili alla ripresa.

Giá messa così la cosa appariva un fallimento voluto per altri scopi.

Poi è successo l’incredibile, come se al peggio non ci fosse limite.

Le risorse del PNNR sono assegnate su bandi e richieste di vari enti e istituzioni al di fuori di un ragionamento complessivo.  Sono a random.

Mentre non c’è un tallero per il miglioramento dell’accesso ai diritti basici messi in discussione da Covid, recessione, inflazione, con il denaro UE del piano resiliente si faranno cose impensabili.

Sarà rifatto lo stadio di calcio di Firenze, asili richiesti da amministrazioni squattrinate, si ripuliranno ruderi archeologici per il trionfo del sapere. E mentre ci sono ancora terremotati baraccati, “saranno portati a nuova vita borghi abbandonati, per la memoria storica'”

Mancando il cibo ci si indebita per la mise en place.

Ai discutibili obbiettivi finanziaristi si aggiunge il vizio nazionale della mancia clientelare.

Sullo stemma di questa Italietta  postdemocratica in uno con il ceffo geniale andrà messo l’indimenticato Remo Gaspari, ‘zi’ Remo, simbolo indiscusso della politica clientelare e sprecona, male inestirpabile di questo paese e strumento insostituibile della ‘ dolce tirannia totalitaria’.  

Caro, a quanto pare anche alla postdemocrazia finanziaria.