Nel 1947 a Milano Giancarlo Pajetta, a capo dei manifestanti in rivolta occupò la Prefettura. Convinto di aver in mano l’asso di cuori per far trionfare in Italia la rivoluzione comunista, telefonò a Togliatti ‘Compagno segretario, urlò nella cornetta, abbiamo nelle nostre mani la Prefettura di Milano! “Algido il compagno segretario rispose ’E adesso cosa ve ne fate? Ordina ai compagni di sciogliersi e tornare alle proprie case.’ Il Migliore sapeva che non c’era nessun progetto per sostenere un governo comunista in Italia. La presa della Prefettura di Milano, era un evento oggettivamente rivoluzionario e teorico viatico per l’abbattimento della neonata repubblica filoccidentale. In realtà si dimostrava un atto inutile, se non dannoso, poiché’ non c’erano sbocchi realistici per il cambiamento di regime. L’apologo propone il parallelo con quanto accade già da mesi nel panorama nazionale. La Lega, FDi, Fi, reclamano elezioni anticipate. Ove la richiesta avesse seguito e i 3 partiti ottenessero la maggioranza, la Prefettura di Milano sarebbe conquistata. I Pajetta di giornata guiderebbero l’assalto al governo, convinti di avere l’asso di cuori per farne uno loro. Finita la festa, si guarderebbero negli occhi e si chiederebbero l’un l’altro quello che Togliatti chiese a Pajetta: ‘Abbiamo vinto le elezioni, per farne cosa? ‘Non si tratta di ostilità preconcetta, ma è rammentare una cosa scontata dire che la domanda di un progetto e di un programma di governo a coloro che hanno furia di votare rimarrebbe inevasa. Non si tratta di mettere in rilievo le differenze su temi nodali fra le compagini che, nonostante le evidenze, continuano a proporsi come alleate in un gioco degli specchi più onirico che reale. Né occorre accennare alle inconciliabili posizioni personali dei tre capi, la concorrenza fra loro, le frequenti diatribe, la svolta sui 5stelle di uno di loro, le avances di un altro al governo in carica. E neppure le simpatie manifestate per Draghi e un governo della finanza espresse da due di loro e l’ostilità del terzo in aperto sostegno ai repubblicani di marca trumpista. Il problema vero è che se per avventura costoro formassero un governo sarebbe un guscio vuoto. Latiterebbe il cosa e il come fare , attenti come sono stati soprattutto a procurarsi consenso in un’opposizione fatta di no e di slogan graditi alla piazza , mobilitata perfino nei paraggi della quarantena in un ordito tutto strutturato e decorato con tweet ,comparsate , battute ad effetto, ghirigori discutibili .Reclamare elezioni e vincerle con un’alleanza transitoria e di facciata senza un progetto se non lo scopo di mandare via chi c’è, si trasformerebbe nella peggiore delle scelte e nella negazione dei cardini della democrazia parlamentare. Essa prevede un consenso concesso per 5 anni che non può essere messo in discussione da sondaggi e verità virtuali. Né dovrebbe essere consentito alle forze al governo di eludere le proprie responsabilità scivolare via dal panorama politico senza dar conto del proprio operato. E neppure dovrebbe essere consentito a un’opposizione senza progetti se non quello di catturare consensi e giocare al “cavati te che mi ci metto io’ dì prendere scorciatoie che porrebbero il paese nel disagio e nello sconforto. Gli attuali governanti passerebbero per vittime. I tecnici guadagnerebbero terreno e consensi. Le opposizioni potrebbero eludere il dovere di offrire alternative credibili, perpetuando il principio che vince sempre chi compiace un popolo vittima di questo gioco di società e delle proprie insufficienze etiche.