Agli inizi degli anni ’30 del XX secolo in U. R. S. S. si stava realizzando  la riforma agraria.

Le piccole proprietà contadine avrebbero dovuto confluire nei ‘ kolkoz’, grandi fattorie gestite dallo stato.

L’Ucraina patria di piccoli proprietari terrieri non ci voleva stare.

Stalin emise  alcuni divieti, sotto comminatoria di fucilazione senza processo.

Vietò la coltivazione delle patate, alimento fondamentale per quelle popolazioni, la detenzione anche di quantità minime di derrate alimentari e la loro importazione.

Vietò  l’ingresso nelle  città alla gente di campagna e l’espatrio nelle repubbliche confinanti.

Risultato  : pieno successo dell’accorpamento  nei kolkoz, desertificazione delle proprietà agricole private.

Danni collaterali :5 milioni di ucraini morti per fame.

Nella prima metà del XIX secolo

nella riottosa Irlanda, i grandi proprietari terrieri inglesi decisero di mettere le mani sulle piccole proprietà degli irlandesi.

Proprietà che si sminuzzavano sempre di più, a causa del diritto successorio che rendeva eredi in parti eguali tutti i figli.

Anche in Irlanda si mangiavano patate.

Il governo britannico profittando  di una crisi dovuta a una malattia della patata , ne vietò tout court la coltivazione e negò ogni aiuto alle popolazioni stremate dalla fame.

In qualche anno il latifondo britannico si impossessò della piccola proprietà irlandese.

Conseguenze collaterali :circa due milioni di irlandesi morirono di fame. Circa altrettanti emigrarono, specie in Nord America.

In Irlanda come in Unione sovietica  gli obbiettivi furono raggiunti.

In U. R. S. S. il risultato era politico, vista la tipologia di sistema comunista.

In Irlanda fu economico : i mezzi di produzione furono accorpati in poche mani, come le regole del capitalismo di profitto reclamavano.

Ci fu una riduzione di popolazione che comportò una riduzione conseguente del numero dei poveri.

L’emigrazione irlandese in Nordamerica fu determinante per la colonizzazione e lo sviluppo dell’ ovest del paese.

I Draghi o i Monti  se fossero vissuti a quel tempo  avrebbero detto che  la scelta di affamare l’Irlanda e far morire gente  aveva dato risultati positivi.

Aveva aiutato la crescita. Il PIL era aumentato  per la razionalizzazione delle colture, il progresso era avanzato oltreoceano, mentre i poveri erano diminuiti.

Con la stessa  filosofia, mutatis mutandis, Monti disse che ‘ il maggior successo dell’euro è stata la Grecia’.

‘Un paese devastato paragonabile alle distruzioni di una nazione sottoposta alle rovine di una guerra’. Testuale dalla relazione della Commissione per i diritti umani del Consiglio d’Europa.

Ma finalmente coi conti a posto. Cioè coi debiti pagati fino all’ultimo centesimo a banche francesi e tedesche.

Con uno spirito non dissimile, Draghi esterna al meeting di Comunione e Liberazione. ‘L’Italia ce la farà’ dice e sottolinea che siamo sulla strada giusta. Pil in aumento, resilienza in arrivo, bonus a cascata.

Anche il piano di Draghi é aiutato dal destino: là e allora le patate. Qua e ora il gas, le bollette, l’energia.

Sono i costi da fantascienza dovuti a scelte preordinate, a speculazioni sui titoli, a tutto il consueto armamentario.

Come la fame per mancanza di patate o cibi sostitutivi determinò il raggiungimento degli scopi dei latifondisti inglesi e dei compagni sovietici, cosí la mancanza di energia a giusti prezzi o dei suoi sostituti determina il raggiungimento degli scopi dei postdemocratici finanziaristi : migliaia  e migliaia  di aziende uccise dai costi energetici.

 I latifondisti del denaro e i kolkoz della speculazione  avranno piû facilmente la meglio.

Non importa se  i danni collaterali in Italia già segnalano 10 milioni di poveri di cui 4 milioni indigenti, 2milioni e mezzo giornalieri di pranzi Caritas, minori e anziani senza cure adeguate.

 Quando a Alan Greenspan chiesero chi preferiva come vincitore Trump o Biden, rispose ” E’ indifferente. Tanto ormai la politica degli Usa la fanno i mercati. “

Cioè  lui e il suo collega italiano.

L’Italia forse ‘ce la fará ‘, loro di certo ce l’hanno già fatta.