Da anni le bandiere arcobaleno inondano il pianeta. La ‘ pace’ insieme al ‘ green’sono fra i presídi del Pensiero Unico.

Da un po’ però  le cose nei fatti non sono più  le stesse.

La rottura degli argini verso l’idea della guerra come realtà possibile ha pervaso un po’ tutti.

Ne è prova  un cattolico di sinistra,  pacifista per credo politico e religioso,  funzione istituzionale.

Sergio Mattarella,  che a ogni intervento ribadisce il suo sostegno incondizionato a una parte in causa e alla guerra come mezzo per ripristinare i diritti conculcati .

A esso si unisce un concerto univoco del gotha italiano sulla giustezza dell’aiuto senza riserve alla nazione aggredita .

Crea sconcerto che nessuno si ponga l’interrogativo sulla pericolosità del crinale che hanno scelto di percorrere e il rischio di trovarsi in prima persona dentro il conflitto.

I fatti spesso superano i voleri e i piani degli uomini .

Siamo alleati,  protettori,  fornitori,  sponsor di un belligerante. Siamo per ciò stesso contro l’altro e compiamo atti che si riflettono direttamente sui fatti di guerra.

L’aspetto meno rassicurante è  che una classe dirigente, abitualmente  prudente,  si sia data al tifo sfegatato,  a dichiarazioni senza filtri .

Con l’inevitabile effetto di imporre al paese una lettura di ‘belligeranza’,  pericolosa e contagiosa.

L’apologo della rana bollita è istruttivo .

Una rana capita dentro una pentola piena d’acqua e sopra un fornello. Il fornello viene acceso appena un po’,  l’acqua si fa tiepida e la rana ne gode. Poi il fuoco si alza sempre più fino a che l’acqua si fa calda ma non spiacevole,  indi molto calda e fastidiosa,  tuttavia sopportabile.

La rana continua a nuotare e si stanca più del giusto,  ma sopporta.

Il fuoco viene alzato ancora di più e l’acqua diventa bollente,  insopportabile. 

La rana tenta di uscire dalla pentola,  ma è spossata dal calore  e non vi riesce.

È così che la rana muore bollita.

Non è dato sapere in che misura si sia messa in atto questa tecnica a proposito della guerra,  armi nucleari,  sconquasso mondiale semi irreversibile.

Certo è che il popolo italiano è come la rana e è probabile che prima o poi ci faranno bollire.

Nulla è contrario a questo epilogo.

Il coro pressochè unanime di stampa,  media,  social e aggregati ha fatto sì che l’opinione pubblica piano piano si conformasse a questo linguaggio guerresco,  ai morti,  ai droni,  alle bombe,  ai missili,  all’idea che si è parte in una guerra,  diventata lunga e  sanguinosa,  a due passi da casa e che si sia fornitori di armamenti.

Roba che poco tempo fa sarebbe parsa fantascienza.

Da un conflitto fra due paesi,  si è passati a un allargamento di fatto e al coinvolgimento attivo,  durevole,  progressivo di tutto l’Occidente,  Italia compresa.

Da spettatori,  magari fan,  siamo scesi a bordo campo e da lì siamo diventati parte attiva dello scontro bellico,  ampliando i confini della partecipazione.

Questa guerra ha alzato la tensione generale nel mondo stimolando ovunque lo scoppio o il riacutizzarsi di altri conflitti e di situazioni critiche. Certuni di questi fenomeni sono azioni connesse allo scontro principale,  i serbi in stato di guerra in Kosovo,  la guerra interna in Sudan,  le recrudescenze nella tragedia arabo- israeliana.

Ci saranno nuove pulsioni in ogni luogo dove le condizioni di instabilità lo consentiranno.

Il tutto aggravato dal protagonismo di milizie mercenarie,  senza freni nè scupoli,  potentissime,  come i signori della guerra che le reclutano.

I cittadini distratti dal consueto inganno di lotta dei ‘ buoni’ contro i ‘ cattivi’,  nuotano come la rana,  mentre l’acqua aumenta di temperatura,  inconsapevoli che c’è il rischio di finire bolliti.

I singoli governi e l’Unione Europea,  continuano a sperticarsi incondizionatamente per la guerra,  senza porre limiti predefiniti al loro coinvolgimento.

Nè chiariscono alla parte che sostengono con tanta dedizione che lo scopo è la fine dell’invasione e del conflitto,  non la fine della Federazione Russa.

È lecito domandarsi a chi giovi questo pericolo che stiamo cavalcando senza rete e senza una linea politica di salvaguardia.

Come più doveroso che lecito è rammentare  la frase dell’oggi centenario,  già strapotente quanto abile rappresentante degli interessi della finanza e degli Usa,  il nato tedesco Henry Kissinger ‘ Essere nemici degli Usa è pericoloso,  essergli amici è fatale. ‘