Per trasferirlo nel carcere di Regina Coeli, i militari aspettarono che fosse mattina, per garantire a cameramen e fotografi la prima fila per riprendere il presentatore con i ceppi ai polsi. Era il 17 giugno 1983 e cinque anni anni dopo, il 17 marzo del 1988, quando la Cassazione confermò l’assoluzione decisa in appello, quell’arresto si confermò ingiusto: Tortora era una vittima innocente della giustizia italiana

Ho votato perché sono convinto che non ci possa essere giustizia senza Stato di diritto e la pena della carcerazione preventiva ha davvero poco a che fare con lo Stato di diritto. Il 40% dei carcerati sono cittadini in attesa di giudizio. Solo un terzo di loro sarà riconosciuto colpevole. Quanti innocenti attendono che venga fatta giustizia?

Massimiliano Smeriglio (ma prima di lui Giovanni Falcone) sostiene la separazione delle carriere, per motivi banali e comprensibili: l’equilibrio tra accusa e difesa non è sempre garantita. L’accusa non deve piu’ rivolgersi al giudice con “caro collega”, ma con “Vostro Onore”!

La Severino distrugge vite e carriere a prescindere dall’esito finale del processo che nel nostro ordinamento arriva dopo il terzo grado di giudizio.

L’idea che la legalità sia il potere di chi non ha potere è diventata la più grande illusione dei nostri tempi dalla fine della prima repubblica. Una illusione che ha compromesso non solo lo stato di diritto ma tutta la cultura democratica e progressista.

Quando Enzo Tortora fu arrestato e condannato in primo grado, ben diversa era la cultura garantista dei progressisti. Erano i tempi oscuri della repressione dello Stato contro i movimenti sociali e le uniche pulsioni giustizialiste erano limitate ai missini e ai democristiani che difendevano l’ordine e la sicurezza contro il disordine del terrore rosso.

Quanto è cambiata la sinistra italiana dagli anni dei movimenti di sostegno legale agli operai nelle lotte delle fabbriche, ai militanti colpiti dalla repressione.

Quella modalità innovativa di agire nel conflitto sociale oggi, è stata definitivamente abbandonata a favore dei magistrati novelli Robespierre che spesso sono divenuti i nuovi leader della sinistra e del giornalismo forcaiolo fondato sul populismo giudiziario.