Federico Rampini è un giornalista, scrittore e molto di più nel panorama mediatico-culturale internazionale. Naturalizzato americano, genovese di nascita, già iscritto al PCI, collaboratore delle principali testate da Repubblica a Corsera a Il Sole24ore, illustra e denuncia senza autocensure, quello che definisce ” il vangelo delle multinazionali”.

Uomo di cultura globalista compie una sorta di coming out e finisce con il ‘vuotare il sacco’.

Descrive come il pensiero unico, inciti ai sensi di colpa, all’autoflagellazione, alla ” demolizione”di autostima e della capacità di decidere.

Indebolisce le capacità reattive, impedisce la coscienza di sè e dei propri diritti.

Anzi ‘eccita un mosaico di identità etniche e sessuali perchè rivendichino risarcimenti’.

Sempre in difesa, ma mai a tutela della propria dignità.

In realtà chi ha le leve del comando spinge da sempre per esercitare un potere basato su paure, misteri, ansie.

Si va da un’emergenza a un’altra, sempre in fibrillazione, sempre alle prese con un pericolo. Ogni giorno con battage univalente e personalità che lanciano allarmi.

Rampini manifesta la consapevolezza che alle classi dominanti di quest’epoca e di questo tipo non serve il consenso popolare. Sono un numero ristrettissimo che si circonda di elite asservite. Tuttavia, se in poche centinaia con l’ausilio di haute privilegiate, si debbono sottomettere miliardi di persone, è necessario sfoderare potenti strumenti di diffusione e di coazione su volontà, spiriti, residui convincimenti.

Rampini registra l’occupazione dei media, l”incetta’di cattedre universitarie, l’impossessamento della cultura di massa, dello spettacolo.

In questo modo  si impone lo storytelling utile, il verbo del politically correct, si generalizzano e si amplificano menzogne che diventano verità indiscussa, si fanno diventare i deterrenti, le minacce di tragedie, i pericoli, ma anche le menzogne gli abituali contenuti di notiziari e docufilm.

Nel contempo  la ‘questione sociale viene cancellata. ‘

Che significa astrarsi dalla realtà, dimenticare la povertà crescente da un lato e l’accumulo spropositato di ricchezze dall’altro.

 Ci ricorda che la  nuova frontiera della speculazione finanziaria e del pensiero unico è  :”un pianeta da salvare”.

La coscienza di una personalità storica dell’estabilishment, penna e voce di potere lontanissimo dalle ubbíe sovraniste, mette in campo questo j’accuse.

Come destato da un colpevole letargo Rampini conclude con un grido dell’animo: “non abbiamo acconsentito a questo suicidio”

Purtroppo non si tratta di un suicidio  ma di omicidio del consenziente.

Il revisionismo di Rampini soprattutto di stampo culturale e incentrato anche sulla delusione per una democrazia americana degenerata in ordinamento totalitario a senso unico risulta insufficiente, approssimato ma emblematico.

Fa un po’ il paio con l’atto di dolore e il revisionismo tardivo di Angus Deaton, premio Nobel 2015, che denuncia l’errore marchiano di aver favorito la visione speculativa dell’economia liberale e la follia della misurazione quantitativa della crescita.

Segnali isolati e sporadici, che di certo

non possono avere la forza di arginare le cascate del pensiero unico.

Nè tantomeno possono frenare l’effetto delle penne e delle voci del regime postdemocratico nè le nenie di cantori, uomini di spettacolo, sportivi, penosi epigoni del politicamente corretto, facilitate dai modi di comunicazione odierni, brevi superficiali, soprattutto per immagini.

Interessante anche la constatazione che il male promana dagli USA e dalla politiche finanziariste là nate e sviluppate, poi propagatesi in Europa e nell’Oriente non comunista nè terzomondista.

Come l’amara constatazione che ‘ In Europa si tarda a capire. . . ‘. Qui si può dissentire. In Europa il gotha finanziario, i politici più scaltri, quelli avvezzi a servire i potenti e l’utile loro, gli economisti e i banchieri, i “bocconiani” di ogni latitudine, avevano capito non bene, benissimo.

È il 99, 99999%  che tarda a capire e si fa ghigliottinare ogni giorno.

La complicità espressa dei media, dei maestri del pensiero ormai è a prova di bomba. E come quasi sempre nella storia, i cattivi avranno la meglio e non pagheranno il fio. Amenochè. . .