Questa storia in apparenza lontanissima è all’uscio di casa.

La Cina Popolare minaccia l’attacco a Taiwan.

Gli Usa protestano, ma non hanno ragione. Anzi sono la causa prima della prossima annessione.

La Cina, grande 35 volte l’Italia, divenuta repubblica , dai primi del 1900 fu governata da forze nazionaliste. Nel tempo si  ingaggiarono guerre civili fra  governativi e fazione comunista, interrotte dalla invasione giapponese. Nel 1949 le forze comuniste guidate dal ‘ Grande Timoniere ‘ Mao tse tung ( oggi ritrascritto in Mao ze dong) ebbero la meglio. Chiang kai shek a capo della fazione nazionalista alleata e aiutata dagli U. S. A. riparò nell’isola di Formosa ( Taiwan) e lí divenne presidente della Repubblica  di Cina.

Repubblica con un territorio dieci volte più piccolo dell’Italia e con 23 milioni di abitanti contro il miliardo e mezzo ( quasi) della Cina Popolare.

Fedele alleata degli Usa, schierata con l’occidente venne ammessa all’Onu, e riconosciuta come stato legittimo.

Interpretata come ‘ baluardo’ anticomunista  fu difesa, attrezzata, protetta anche da tentativi di invasione.

Un po’ come di questi tempi sta succedendo a un paese europeo

Poi le cose cominciarono a cambiare : la Cina popolare cresceva in potenza e prestigio. Piano piano Taiwan fu marginalizzata, fino a essere espulsa dall’ONU con il pieno consenso di Usa e alleati e vi fu ammessa la Cina popolare anche con un seggio nel gotha del Consiglio di Sicurezza.

Era il 1971, anno dell’esordio del capitalismo finanziario e globale ( fare del mondo un mercato unico, all’occidente il profitto speculativo, all’oriente il lavoro produttivo ).

Le professioni di amicizia non diminuirono. Formosa restava la spina  nel fianco del comunismo maoista.

Mao moriva, la Cina popolare  scivolava con Xiaoping verso il ‘ socialismo di mercato’:1miliardo e mezzo di persone prive di tutto, un paese con materie prime, eccellenze, forza lavoro.

Nel 1979 gli Usa e via via i suoi alleati revocarono il riconoscimento ufficiale alla Cina nazionale e lo trasferirono alla Cina popolare. Essa diveniva l’unica rappresentante legale del territorio cinese, Formosa e isolette

comprese. Era legittimata di diritto a cacciare gli usurpatori e a annettersi i territori. Oggi soltanto 13 stati riconoscono la Cina nazionale, che altro non è diventata che uno stato illegale. Come la Transnistria o il Somaliland. O meglio come Abcasia e Ossezia del sud, stati non riconosciuti dai membri Onu, a esclusione di pochissimi.

Come una famiglia di rispetto, gli Usa hanno tentato si mantenere la moglie sposata per interesse  e l’amante illegittima, dando a Formosa sostegno sostanziale ma giuridicamente inconsistente e diplomaticamente nullo.

Nel 2001, si ammise la Cina popolare nel W. T. O ( organizzazione del commercio mondiale). L’ammissione in quell’organismo e i vantaggi connessi sono conferiti agli stati con democrazia interna, rispetto dei diritti umani, osservanza dei diritti dei lavoratori. Come se niente fosse, secondo un vezzo di un’etica fluttuante  a seconda del momento e delle convenienze, si passò sopra a tutto.

Oggi con il diritto internazionale dalla sua parte, la Cina popolare rivendica le proprie prerogative.

E lo fa con l’uso legittimo della forza a tutela della sua integrità territoriale. Già perchè la violazione del territorio nazionale rende la guerra un atto difensivo, come si è recentemente confermato proprio dagli USA e c.

Quando, con i conti alla mano e con la bilancia dei costi e convenienze, si vedrà che gli interessi sono altrove, sappiamo già cosa succederà anche qui nei pressi.

Il destino di Afghanistan, Irak, a suo tempo Vietnam del sud, il meme della Cina nazionale  e quello di un paese che ormai ha svolto molta della sua funzione ( allargamento a est Nato, indebolimento Europa, impieghi di armi, necessità d ricostruzione) farà dire ‘ We are sorry, business is business’e via col vento. Lezione per tutti, Meloni e Crosetto compresi.