Il filosofo Giovanni Gentile, teorizzò per il fascismo, movimento composito e contraddittorio, una base comune: la fede assoluta nella nazione, nella patria. Che si incarnavano nello Stato.

 Mussolini, capo di un fenomeno politico che prima agiva e poi si curava di dare all’azione una copertura culturale e idologica, comprese la forza dell’intuizione : sovrapporre le idee di nazione, di patria, di partito, di Stato. Non a caso  già nel 1925 proclamò ‘Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato. ‘

Il Msi, partito neofascista, assunse per intero questo concetto basico.

Di per sè non esclusivo della destra, ma in concreto qualificante per quel movimento.

La patria, lo stato soprattutto, l’uomo al servizio di questi valori.

Alleanza nazionale che da neofascista diviene postfascista, rompe il tabù : l’individuo ( rectius la persona ) diviene centrale, lo Stato serve i suoi cittadini che lo servono e lo rispettano. Il centralismo, si annacqua e a destra si parla di federalismo, autonomia, sussidiarietà.

È anche in questo senso che Fratelli d’Italia( FdI)è postmissina  più che il continuum di Alleanza Nazionale.

Centralismo, statalismo, primato delle gerarchie burocratiche, patria come Stato.

Questo humus culturale appartiene al premier e al viceministro Leo.

Più che liberal, statalista, più in sintonia con il ceto medio della p. a. che della piccola impresa, si preferisce ‘ il tutto in ordine niente a posto’ dell’intervento statale che l’anarchia dell’iniziativa privata a tutto tondo, che comunque è letta come campo da controllare e disciplinare. Nell’interesse dello Stato, per l’appunto.

Qui si innesta un altro elemento usato a dismisura da tutti, autoritario per nascita e per sopravvivenza, coerente con le aspettative del deep state: la legge-delega. La legge-delega è uno strumento rimasto in vita come residuo di potere del monarca che concedeva le Assemblee e le aperture democratiche e con quel mezzo si riservava la facoltà di legiferare fuori da ogni controllo.

Finiti gli autocrati sono rimaste le leggi delega e i beneficiari. Il potere esecutivo che è autorizzato a scrivere le leggi al posto del Parlamento che rinuncia perfino alla loro approvazione. Le leggi delega sono il mare di ambiguità, strapotere, prepotenze esplicite o insidiose in cui navigano oggi e da decenni i funzionari, coloro che hanno le chiavi della cassa e dello stato.

Il Redditometro è un prodotto della legge delega sulla riforma tributaria. Leo e i funzionari la scrivono e la rendono esecutiva. Punto.

Per annullarla ci vuole un altro provvedimemto contrario di chi emise il decreto. Non un voto parlamentare.

Lezione che naturalmente non servirà  a nessuno.

A tutto questo si aggiunge una particolarità. Il v. ministro Leo è un tecnico eccezionale, sa quello che fa. Di cultura statalista, professore e autore di manuali per la Guardia di finanza, segue il suo trand culturale. Quando si parla di Stato, di tributi mettersi dalla parte del cittadino non gli dovrebbe essere semplice, anche se fosse ben intenzionato.

Non facile superare le origini culturali del movimento al quale appartiene e le inclinazione della notevole preparazione professionale.

C’è poi il senso della gerarchia l’ossequio alla Ue che pressa per l’adempimento della misura.

Questi i più notevoli fra gli ingredienti della miscela esplosiva.

Non va trascurato che l’estrema correttezza del vice ministro porta a escludere una sua iniziativa silente e personale. Tantomeno con un premier e capopartito come il suo, personalità capace, intelligente, stakanovista, guardinga, diffidente e accentratrice per carattere, vocazione e cultura.

Il presidente della commissione finanze dello stesso partito del premier e del viceministro ha difeso il provvedimento. Cosa che porta a non escludere un consenso di fondo di molta parte FdI all’offensiva del redditometro, per tenere a bada quella  parte di borghesia che mai fraternizzò con la destra.

Tutto in barba alle promesse, ma in linea con quegli atteggiamenti  da incazzati sociali che talvolta albergano in certi cuori oggi al governo.

In politica le coincidenze sono merce rara. Cápitano  ma sono pressochè  frutto di azioni e mosse volontarie.

L’affaire Redditometro è una di queste : una serie di concause e direbbe Renato Pozzetto. . . Taac. . . la coincidenza. Che scoppia in pieno periodo preelettorale.

Ora il dentrificio è fuori dal tubetto e rimettercelo pare complicato.

O se si preferisce la regina è nuda e rivestirla è un po’un problema.