Le cronache politiche delle ultime settimane sono state monopolizzate dalla manciata di parlamentari, rei di aver percepito il bonus di 600€ previsto dal Governo a favore di p. iva e liberi professionisti. Subito è cominciata la caccia all’untore in una grande colonna infame mediatica che ha picconato una classe dirigente ormai già priva di credibilità. Difendere gran parte dei membri di questo Parlamento è operazione ardua visto il livello complessivo culturale e etico di chi siede sui suoi banchi. Altro è difendere il Parlamento come istituzione, che rimane un dovere indipendentemente dai suoi componenti. Colpire i politici per colpire l’istituzione è un tiro al bersaglio non nuovo in questo paese: affonda le radici nella notte dei tempi e riprende vigore nei primi anni 90 del secolo scorso quando, sulla scia del moralismo di facciata , col pretesto di stoppare i politici ladri si volle far piazza pulita di una intera classe dirigente dismettendo un sistema che, nel bene e nel male, una sua storia non sempre infame ce l’aveva. Per fare una metafora, non solo si volle punire chi utilizzava impropriamente l’auto blu, ma anche l’autista e la vettura. Anche con la misera vicenda di questi giorni si è voluto individuare nei politici la casta del male pubblico quando, a fronte di un migliaio di parlamentari, tre quarti del paese vive di Stato o para Stato e non pochi di parassitismo puro e semplice. Concentrare l’attenzione su riforme bislacche come quella che sarà votata il prossimo settembre ha fatto sì che l’attenzione si spostasse artatamente solo su uno dei tanti problemi che affliggono il Paese senza voler mettere mano seriamente al pessimo utilizzo delle risorse pubbliche, a ogni livello. Certo, il taglio dei parlamentari potrebbe essere un segnale se non servisse a illudere che sia la soluzione di tutto. E comunque la toppa è peggiore del buco perché delegittima una istituzione che dovrebbe riassumere la sua centralitài in tempo di attacco franco-tedesco all’integrità del paese. La vicenda dei 5 parlamentari dei 600 euro, si inserisce in questa strategia del discredito, mentre sarebbe più utile sottolineare la pessima scrittura di una norma che ha consentito questa e quasi sicuramente altre ingiustizie sostanziali. Perché non scandalizzarsi parimenti di notai, imprenditori di grido, commercialisti che pur non avendone bisogno si sono messi in fila per percepire l’agognato bonus? Se la remora etica vale per i parlamentari dovrebbe valere per tutti. Anche per un pubblico impiego che si gingilla sprecando risorse in un’inefficiente ma comodo smart working prolungato. Come tutte le professioni anche quella dei politici dovrebbe essere adeguatamente remunerata per rendere gli stessi immuni da tentazioni o affari poco chiari. Circa gli emolumenti dei rappresentanti nelle istituzioni, dovrebbe essere l’ultimo dei problemi, poichè il primo è la loro efficienza e la loro integrità .Rivedere il sistema per far sì che parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, assessori e consiglieri comunali abbiano una indennità commisurata all’impegno e alla responsabilità può essere un modo per far sì che la politica, alla fine, non diventi un dopolavoro per soggetti spregiudicati o un passatempo serale per altri. Tuttavia farlo a colpi di riforme insensate e mosse sull’onda dell’antipolitica è la via maestra per finire di smantellare la nostra democrazia e velocizzare il trionfo dei nuovi oppressori.