Quando si iniziava a far politica con qualche responsabilità, venivano insegnati due dogmi ” Mai votare il bilancio se sei all’opposizione. Mai prendere iniziative, anche se si ha ragione, che possano rinforzare gli avversari’.
Un incazzatissimo Giorgio Almirante fece convocare la bandiera della destra toscana Oreste Ghinelli e me ( suo ‘ pupillo’ e giovane dirigente nazionale), per la mossa che senza autorizzazione, da consiglieri comunali avevamo messo insieme con arguzia tutta toscana, ( Almirante su questo fronte non eccelleva).
Eravamo in pieno ‘arco costituzionale’ e quando in consiglio comunale chiedevamo la parola seguivano urla strepiti e poi l’immancabile’Noi, sindaco, abbandoniamo l’aula perchè ai fascisti abbiamo chiuso la bocca nel 45 e non vogliamo che pensino di poterla riaprire”.
Rimaneva per obbligo il sindaco e il consigliere del partito liberale che per personale amicizia e intrinseca onestà, disubbidiva agli ordini del poco liberale segretario nazionale allineato nell’ostracismo.
Avevamo architettato di comunicare negli interventi per pochi intimi che, sedotti dalla bontà del bilancio, avremmo dato voto favorevole.
I comunisti e gli altri, spiazzati, ritiravano il bilancio perchè mai e poi mai avrebbero accettato il voto dei fascisti.
Via così per mesi e eravamo prossimi al commissariamento dell’Amministrazione per violazione dei termini.
La convocazione di Almirante, sollecitato dai duri e puri del partito, pose fine
al giochetto, anche se non si aprirono procedimenti disciplinari interni.
Gli imbecilli non sono l’esclusiva di nessuno, nè di un certo periodo, né di una parte.
Se ne è avuto un esempio ( anzi due)in questi giorni.
Daniela Garnero Santanchè è un ministro che non rafforza il governo. Non è il prototipo di collega che la parte popolar-barricadera e quella più rigorosa del suo partito vorrebbero intorno.
Indimenticata la salva di disapprovazione della destra con fischi annessi, quando accompagnata dal suo tutor fece l’ingresso alla Camera, ripescata dall’oblìo dalla benevolenza di Berlusconi che nel 2010 la fece sottosegretario.
Vita Twiga, iniziative imprenditoriali sul filo dell’equilibrio, politicamente deficitaria ma pantera di potere, aggressiva e dotata più di improntitudine che di prontezza si è ritrovata ministro nel 2022 per eventi difficilmente spiegabili.
Nessuno pronosticava che la ferrea Giorgia cedesse un ministero alla Daniela.
Ma così andò e non chiediamoci perchè.
Il neoministro rappresentò da subito
un punto di debolezza, un piccolo grande problema. Le cose nel tempo non sono migliorate.
Vale la barzelletta di quello che andò dal dottore con il pipi malato e chiese terrorizzato: ‘ Bisogna tagliare?’ e il dottore serafico ‘ Non non c’è bisogno. Cade da solo’
Sarebbe bastato aspettare.
Invece gli oppositori sono andati consapevolmente a ‘sbattere’ (copyright Fabrizio Cicchitto).
Una debolezza è diventata una forza, la maggioranza si è ricompattata su un nome improbabile.
L’opposizione non solo ne è uscita a pezzi ma anche spezzettata, perchè alcune parti non hanno votato la sfiducia.
C’è un altro personaggio di maggioranza che naviga in acque perigliose, interne e esterne. Matteo dal 34% di 5 anni fa all’8% e botte nella cervíce a ogni appuntamento.
Matteo era a bagno sulla linea del galleggiamento, attaccato da dentro, da fuori e dai lati con la faccia in acqua rivolta verso il fondo.
La sfiducia respinta è stata la resilienza del morituro.
Ma anche un bell’assist per la maggioranza in conflitto interno preelettorale, forse vulnerabile se solo ci fosse un’opposizione appena capace.
Era sufficiente che fra le sue file avesse allignato un appassionato di film western. Avrebbe ricordato come l’assalto degli indiani plachi in ogni storia i dissidi interni nel forte, nella carovana, nel paese, fra sudisti e nordisti. Così è successo. 13:07

In questa Caporetto c’è un’aggravante: battaglia intrapresa certissimi della sconfitta, in piena contraddizione con i principî de ‘L’arte della guerra ‘ di Sun zi e del comune buon senso.
Siccome piove sempre sul bagnato è esplosa la bomba pugliese e dell’opposizione spezzettata adesso si fa fatica a trovare anche i pezzi.
Il capogruppo del partito della premier ha concluso il suo discorso alla Camera dicendo “Con un’opposizione così la Meloni ci starà 30 anni’. Critica d’obbligo: non sia così pessimista.