Il tema della sicurezza è da sempre una priorità del centrodestra: è, come si dice, parte integrante del suo Dna politico, ma nei primi nove mesi di governo su questo fronte i passi avanti, se si sono fatti, non sono stati percepiti, a partire dall’immigrazione giunta a livelli mai registrati prima (tra poco saremo a centomila arrivi dall’inizio dell’anno). E’ indubbio che la strategia del coinvolgimento europeo, del piano Mattei e del partenariato con la Tunisia necessita di tempo, ma è altrettanto chiaro che nella nuova legge di bilancio gli stanziamenti per il comparto sicurezza dovranno essere corposi, perché i sindacati di polizia denunciano da tempo “una realtà insostenibile” a causa dello squilibrio tra il numero degli immigrati da gestire e la scarsità di personale e di fondi.
E’ il momento di cambiare passo, dunque, soprattutto dopo il barbaro omicidio di Rovereto che ha scosso psicologicamente un Paese dove in troppe città si vive da anni in una percezione di insicurezza, e si è quindi indotti a temere che la tragica morte della sessantenne in un parco della cittadina veneta potrebbe essere dietro l’angolo per chiunque anche altrove, e non a notte fonda ma alle dieci di sera. Piantedosi ha chiesto al capo della polizia di disporre tutti i necessari approfondimenti per capire se a Rovereto c’è stato qualcosa che non ha funzionato: è una domanda retorica, visti i precedenti del clandestino killer e la sua nota pericolosità sociale. La vera domanda da porsi quindi è un’altra: com’è possibile che nei confronti di un individuo chiaramente aggressivo non siano state applicate misure cautelari?
Il Coisp ha messo sotto accusa le porte girevoli del nostro sistema giustizia, che troppo spesso rimette in libertà soggetti violenti e spacciatori di droga quasi in tempo reale. Basta scorrere le notizie di cronaca nera dei quotidiani locali per avere chiaro un quadro allarmante della situazione: a Roma, un nigeriano aggredisce i carabinieri ma viene subito scarcerato e poi picchia un portantino e una donna; a Padova un tunisino pesta due poliziotti, però il magistrato lo libera e appena fuori dà in escandescenze su un tram; il giovane armato di machete in strada a Torino è un soggetto noto, ha problemi psichiatrici e alcuni giorni fa lanciava tegole dal tetto di una casa all’indirizzo del personale di polizia; agenti furiosi: “Che reati devono commettere per restare dentro?”.
Proprio questo è il punto: non è normale che dopo magari lunghe e complesse indagini a spese dei contribuenti per assicurare alla giustizia chi mette a rischio la sicurezza pubblica, questi sforzi vengano vanificati da scarcerazioni dettate più da un riflesso ideologico che da una rigorosa applicazione della legge. Quante volte si è detto che l’Italia non può continuare ad essere il campo profughi d’Europa? E che chi fugge da guerre o persecuzioni va accolto, ma gli altri devono essere rimpatriati per non finire nel circuito dei traffici illeciti legati alla droga, alla prostituzione o alla contraffazione di prodotti?
Le statistiche dimostrano che l’innesto di criminalità e manovalanza straniere, comunitarie ed extracomunitarie, ha potenziato una malavita diffusa e invasiva che ha degradato la nostra convivenza civile, e ora va posto un argine all’immigrazione di massa prima che il problema si ingigantisca non solo nelle periferie delle grandi città, ma anche nei piccoli comuni. Fra l’accoglienza indiscriminata della sinistra e l’accoglienza confusionaria della destra, insomma, c’è il rischio che non venga percepita alcuna differenza, con i migranti a bighellonare per le strade, il degrado dei quartieri, la paura della gente a uscire la sera e una sensazione di malessere diffuso che non aiuta certo l’integrazione. Per cui ripetere – come ha fatto ieri il sottosegretario Molteni – che bisogna bloccare le partenze altrimenti il meccanismo di accoglienza va in grossa difficoltà, e che vanno aumentati i centri per il rimpatrio non basta più, come promettere più risorse per la videosorveglianza e il ripristino dei militari di “Strade sicure”.
Tutto condivisibile, ma tutto ancora troppo aleatorio.