Il primo ad agitare il problema fu Giorgio Almirante, bandiera della destra politica dal dopoguerra agli anni 80 del 900.Affermava che la sinistra prima che la battaglia politica aveva vinto la “guerra delle parole”. Esempio per non restare nell’astratto: “le forze democratiche e antifasciste” locuzione comunemente usata permetteva ai comunisti (che democratici certo non erano) di spacciarsi per tali avendo reso sovrapponibili i concetti di antifascismo e democrazia.

Oppure “Lottare per la pace. Cacciare gli americani dal Vietnam”.

In realtà consentiva ai comunisti di spacciarsi come alfieri della pace e bollava gli anticomunisti del marchio di guerrafondai e assassini.

La crociata di Almirante non sortì effetti pratici, ma contribuì a inquadrare un problema fino a allora confinato nel più generico ambito della comunicazione e della propaganda.

Anche la postdemocrazia di banche e finanza degenerativa del liberalismo e naturalmente totalitaria e mondialista-in ciò parente prossima del comunismo applicato prima leninista-stalinista e oggi sino-capitalista-persegue la via della guerra delle parole.

Ne inventa alcune ” resilienza”, ne valorizza altre ‘ green economy”.

Distorce a suo pro concetti e falsifica significati:”pil=crescita, sviluppo, progresso” “economia universale = benessere per tutti” “cessione di sovranità’=libertà, democrazia, progresso”.

Crea un linguaggio incontroverso, imbottito di menzogne, strumento del pensiero unico utilissimo al capitale finanziario per far fuori libertà, cultura, stile di vita di persone, popoli, nazioni.

Utile anche all’affabulazione di scuola gesuitica-oggi spina dorsale della falsa buona novella-per bocca dei fans di S. Ignazio di Loyola, Biden, Bergoglio, Draghi.

A sostegno si sono arruolati mediani portatori d’acqua, ciascuno dei quali meriterebbe un cammeo.

Segnalo l’ultimo arrivato nel proscenio, così naturalmente antipatico e grezzo nell’agone (anche se colto nel pensiero), che finisce per essere controproducente al Pd e ai suoi sponsor di Banche e Finanza.

Costui seguace della forza delle parole dichiara ” chi non è con l’Europa non può’ stare in questo governo”.

Nello stile della razza padrona, costui chiama in nome del Pensiero Unico e della guerra delle parole “Europa”, l’Unione Europea, un’associazione dalle ambigue finalità finanziarie governata da Banche e Finanza attraverso uomini discutibili che transitano dai board delle maggiori banche speculative ai posti di governo dell’Unione Europea e viceversa e da politici perlopiù di secondo e terzo piano catapultati in guisa di yes persone a Bruxelles e dintorni.

Non può stare il quel governo chi ama l’Europa, quella vera di Spinelli e dei suoi compagni di viaggio, dei Mazzini, dei don Sturzo, dei fratelli Rosselli, dei Gramsci, ma anche quella dei De Gaulle e di Mitterrand, l’Europa che nelle diversità e nel rispetto delle dignità nazionali, delle persone e del lavoro, trova forza per i suoi comuni valori di libertà e giustizia sociale. L’Europa ignota ai Letta, ai Draghi, e perfino a quel Mattarella che la storia inquadrerà nel posto che merita.

Guerra della parola. Ogni volta che costoro pronunciano la parola Europa, è’ obbligatorio rispondere” ‘Unione Europea, volevate dire”. Che non significa Europa ma il suo contrario.