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Si dice che sia una caratteristica tutta italiana dividersi a ogni evento in guelfi e ghibellini e scontrarsi  come armigeri di eserciti altrui.

Questo scenario si è riprodotto nelle vicende di questa guerra, in un teatrino in cui rozzezza, approssimazione, infantilismo sono protagonisti incontrastati.

Se si comprendono  le ragioni degli ucraini si è accusati di amicizia con il neocapitalismo assassino.

Se viene detto che  i russi qualche giustificazione la possono accampare, si diventa filorussi, complici dei criminali.

Riconoscere che la Russia si è resa colpevole di un atto criminale, meritevole di ogni sanzione  e che tale atto è foriero di un futuro incerto e rischioso per il nostro paese, non corrisponde a essere filo finanziarista, filoamericano e atlantista.

Come non significa essere del campo avverso sostenere che una delle cause prossime del conflitto sia la sollecitazione di NATO e c. della sindrome da accerchiamento, nervo scoperto russo, da sempre.

Questo modo di schedare l’altrui opinione subisce la sapiente gestione dei padroni del vapore.

Demonizzare chi critica la fornitura di armi, tacciandolo di filoputinismo può fare il gioco degli amici del finanziarismo americano.

Mettere all’indice  chi sostiene l’opportunità delle forniture può fare il gioco degli interessi dell’Oriente antagonista.

Certo è che lo scontro da curva nord contro curva sud è utile al sistema in generale per coprire magagne, insufficienze, scelte antipopolari o peggio.

Serve anche a circondare di una cortina fumogena e offuscare le manovre dei vari Draghi e c.

Cade a proposito per sfumare la posizione Pd, voluta dal suo segretario e la contraddizione del partito che fu di Togliatti e Berlinguer che è oggi alfiere delle politiche  Usa e del capitalismo finanziario.

Soprattutto contribuisce a dividere l’opinione pubblica e farla concentrare e scontrare su chi siano i buoni e chi i cattivi.

È anche drammaticamente funzionale alle politiche rovinose a danno dell’Italia e dei cittadini.

Non è un caso che maestri del pensiero, talk show allineati, testate di regime alimentino lo scontro senza sosta. Operazione di distrazione di massa.

Se gli italiani conservano una qualche speranza di sollevarsi, essa deve transitare dalla coscienza che l’unica parte per cui si dovrebbe tifare è l’interesse nazionale.

Nè alla Russia, nè agli Usa, nè alla Nato, nè all’UE importa qualcosa dei nostri destini.

Costoro  sono attentissimi ai loro e li tutelano senza scrupoli.

Si dica lo stesso per i loro uomini che hanno occupato le nostre istituzioni e i gangli vitali di informazione, partiti, economia, finanza.

Gli italiani devono in primis dedicarsi a costruire il proprio percorso. Utile sarebbe lavorare per un equilibrio che consentisse  la ripresa della nostra economia e che facilitasse i  rapporti con gli erogatori di fonti di energia. Altrettando importante mantenere il rapporto  con gli alleati storici, ai quali andrebbe chiesta pari dignità  e rispetto.

Inderogabile sarebbe pure prevedere  la tutela dei principi costituzionali senza i quali non si va da nessuna parte e prendere sul serio una rilettura dei vincoli europei, senza sudditanze e senza complessi.

Chi si fa pecora il lupo se lo mangia.

Chi confonde la lealtà con la fedeltà da uomo si fa animale domestico.

Ecco perché non abbiamo bisogno nè dei Draghi nè dei Petrocelli nè delle Maggioni nè degli Orsini.

Abbiamo bisogno che ciascuno di noi abbandoni il disinteresse e la dipendenza dal pensiero unico, riprenda coscienza di sè e della sua comunità, abbia contezza del pericolo e agisca di conseguenza.