Se  le scelte di politica economica dovessero essere orientate sulla ridda di previsioni, rating, dichiarazioni, sul ginepraio di commenti su media specializzati o meno, non si farebbe un buon servizio né alla verità né alla chiarezza.

Al centro ci sono la speculazione e gli investimenti finanziari. Le previsioni e le dichiarazioni hanno scopi diversi dal buon andamento dei flussi economici reali.

Anche gli atti di governo risentono di questo balletto.

Il solo documento che ha rilevanza politica e costituzionale è la legge di bilancio.

Sul piano dell’economia reale anch’essa rappresenta ben poco, essendo una somma di teorie, previsioni senza costrutto concreto, oscure formule note ai sacerdoti funzionariali, sconnessa dalla realtà . Tuttavia è l’unica che conta .

Poichè però ‘i mercati’, pretendono piattaforme previsionali aggiornate si è dato importanza anche al D. E. F. ( Documento di Economia e Finanza) che descrive il presunto andamento poliennale dell’economia di uno stato.

Si è poi evidenziata anche la fase propedeutica, il Nadef (Nota di Aggiornamento al Def).

Oggi discutono su  questo.

Aria fritta che serve ai ‘mercati’, ma nulla aggiunge all’economia reale che già soffre le oscure regole della legge di bilancio e quelle altrettanto opache e spesso cervellotiche dell’Unione Europea.

In questo garbuglio generale si muove il governo.

Vittima in primis della sua scelta di seguire i principî e le politiche economiche dettate dal potere postdemocratico, demonizzate prima della vittoria, ossequiate dopo.

Si tratta di una congerie di azioni e provvedimenti finalizzati alla calmierazione degli standard sociali, per il successo di una casta ristrettissima e del profitto.

I principi di Mario Draghi del bocconiano Mario Monti sono ricalcati dal bocconiano anch’esso Giancarlo Giorgetti, il ministro competente, da tempo reclutato nella compagnia.

La destra di governo immemore degli impegni, convinta dalla bontà delle alleanze che prima proclamava antinazionali e delle perniciose ricette, si è trovata con il cappio al collo.

In questo viaggio senza ritorno verso la rovina ha anche trovato nella sua strada inconvenienti imprevisti che si sono uniti agli ostacoli causati da propri errori e dalle arroganze altrui:speculazioni e costi energetici, guerra in Ucraina, politiche di green economy, immigrazione fuori controllo, rialzo dei tassi Bce, calamità naturali, accorpamento del debito superbonus, debito Pnrr, inflazione. Salvo se altro.

Non si è detto agli italiani che situazioni oggettive avverse hanno colpito il Paese, che ci sono difficoltà.

Non si è stati franchi con i cittadini nel dire quali e quanti impicci siano caduti sul paese fra capo e collo, ancorchè non si fosse voluto fare una benchè minima autocritica.

Si è ricorsi purtroppo alla consueta e obsoleta teoria del complotto e dell’accerchiamento con il richiamo alla difesa dei sacri principi, per ottenere la solita assoluzione indiscriminata .

“Vogliono sostituire il governo dei cittadini con un governo tecnico, stringiamo le  fila i barbari stanno attaccando la città e la libertà”

Richiamo ai valori intangibili, per coprire la realtà, tipico esempio di quello che voleva significare la frase ‘ il patriottismo è l’estremo rifugio delle canaglie’.

Anche perchè più ‘governo tecnico ‘ di cosí sarebbe difficile immaginarlo :postdemocratico, finanziarista, bocconiano, filoamericano, filoNato, immerso nelle politiche Ue, rinunciatario in tutti gli snodi. Più di Draghi, meglio di Draghi.

Per il momento non era richiesta oltre quel minimo sindacale, alcuna correzione di rotta per rimettersi in sintonia con le promesse elettorali . Ma almeno un comportamento che travalicasse gli imbrogli consueti della comunicazione fideistica, questo sì.

Non pare il tempo per i provvedimenti essenziali per salvare la pelle :l’abolizione della banca universale, la collocazione interna del debito pubblico, l’immissione del    la ricchezza privata nel patto di stabilità. Nè per dire via accise e tasse, niente Pnrr, ma debito per dissesti territoriali e economici e soprattutto affermazione del principio di sovranità normativa e di iniziativa politica e economica verso l’UE.

Meloni, Giorgetti, Mantovano, rimangono una garanzia che la strada non sarà cambiata e che la rovina postdemocratica è sempre più prossima.