Non serve un tampone per capire che nel corpo del centrodestra è entrato un virus che, come un fiume carsico, scompare per brevi periodi di quiete apparente per tornare poi allo scoperto proprio in occasione degli appuntamenti cruciali. Nella scalata al Quirinale, ad esempio, per una volta i numeri non erano favorevoli al centrosinistra, e questo indiscutibile vantaggio competitivo andava maneggiato politicamente cercando di allargare il campo dei consensi, cosa che in tutta evidenza non è avvenuta soprattutto per l’inconsistenza di una coalizione in cui nessuno si fida più di nessuno, con sullo sfondo la lotta sorda per la leadership tra Salvini e Meloni. L’opportunità senza precedenti di conquistare il Quirinale doveva costituire l’esame di maturità del centrodestra, ed è stato fragorosamente fallito, riuscendo a bruciare uno dopo l’altro non solo i nomi della rosa ufficiale, ma anche una carta coperta di rilievo istituzionale come la presidente Casellati, mandata allo sbaraglio per sua volontà e impallinata dal suo stesso partito.

Alla prova più importante, insomma, il centrodestra non è riuscito a ricomporre le contraddizioni emerse fin dall’inizio di questa strana legislatura, in cui si è disinvoltamente diviso tra governo e opposizione trasmettendo agli elettori l”immagine sempre più nitida dei parenti serpenti.

La rielezione di Mattarella, giunta al termine di una settimana da incubo, ha spazzato via, insieme alle illusioni, la stessa coalizione, con Salvini king-maker fallito, la Meloni sulla sponda del fiume e Berlusconi tornato per una notte decisivo. Ma è inutile mettersi a dare pagelle: c’è solo da registrare la Caporetto del centrodestra, che è l’approdo inevitabile di una serie infinita di errori e contraddizioni.

Basti ricordare il disastro delle amministrative d’autunno, dove qualcosa, anzi tutto, è andato storto, sia nella selezione della classe dirigente locale che nella scelta tardiva dei candidati delle grandi città. Ebbene: invece di accorgersi dell’allarme rosso che era risuonato, ognuno ha continuato ad andare per la sua strada, salvo qualche foto di gruppo a Villa Grande. Riepilogando: in questa legislatura il centrodestra si è diviso sulla lotta al Covid e sull’utilità del green pass, si è accapigliato sul Copasir e sul cda della Rai, ma anche sul Mes e sulla collocazione in Europa. Mentre la Lega è sembrata celebrare un congresso permanente tra draghiani e movimentisti, e i centristi di Coraggio Italia vagheggiano una federazione con Renzi. Nonostante tutto, i sondaggi dicono ancora che questo cartello elettorale sfiora ancora il 50% dei consensi nel Paese. Ma andare avanti così ha ancora un senso?