La tensione tra Roma e Berlino sui migranti è lo sbocco inevitabile della politica a doppio binario del governo tedesco che da una parte ha bloccato l’ingresso dei richiedenti asilo sbarcati in Italia fino a quando l’Italia non si riprenderà i cosiddetti dublinanti, mentre dall’altra continua a finanziare le Ong coinvolte in salvataggi di persone da far sbarcare solo e soltanto in Italia. Una strategia che in tutta evidenza danneggia il nostro interesse nazionale, e costituisce anche uno sgarbo diplomatico al presidente Mattarella, imponendo all’Italia di rispettare quel regolamento di Dublino che il nostro presidente, al fianco proprio del collega tedesco Steinmeier, aveva definito come un “retaggio della preistoria”. Ma non basta: la Germania pretendeva anche di istituzionalizzare il ruolo delle ONG nel Patto per le migrazioni che introduce deroghe alle regole sui rimpatri in caso di massicci flussi migratori. Del resto, via via che si avvicinano le europee, ogni Paese sulla questione migranti tenderà sempre più a rassicurare le proprie opinioni pubbliche su un tema elettoralmente molto sensibile. Ma invasioni di campo come quella di Berlino nei nostri confronti sono inaccettabili, e il finanziamento alle Ong è solo l’ultimo di una lunga serie di sgarbi.

Sull’immigrazione la Germania, dai tempi della cancelliera Merkel, ha sempre dettato legge in Europa, anche se dal punto di vista dell’accoglienza è oggettivamente uno dei Paesi più esposti. Fu Berlino, ad esempio, a dettare i profili giuridici dell’accordo Ue-Turchia del 18 marzo 2016, che si basava essenzialmente su due meccanismi: il blocco delle frontiere e la restituzione alla Turchia di chi varcava il confine greco. Un accordo costato sei miliardi all’Ue per bloccare la rotta balcanica, fatto solo perché minacciava direttamente la Germania: prevalse insomma la realpolitik di un’Europa divisa che scelse di delegare la gestione dei profughi siriani a Erdogan pur sapendo che il sistema d’asilo turco non soddisfaceva nessuno dei requisiti umanitari previsti dal diritto internazionale.

Per quanto riguarda i rapporti con l’Italia, ci sono molti precedenti nel segno della tensione: il più recente è stato l’ultimatum di Berlino sul dovere di accogliere i migranti presenti su una nave battente bandiera tedesca, e allora la risposta ufficiale del ministro Tajani è stata ineccepibile: “Le Ong devono rispettare le regole europee quando fanno salvataggi in mare e poi chiedono di attraccare nei porti più vicini”, e non possono quindi muoversi in autonomia. Salvare vite umane è un caposaldo del diritto del mare, ma perché la Germania, invece di darci continuamente ordini non si fa carico dell’accoglienza di almeno una parte dei migranti che arrivano a bordo delle Ong tedesche? Risposta mai arrivata.

I contrasti non mancarono neppure col primo governo Conte, quando fu sfiorata addirittura una crisi diplomatica dopo che dalla Germania trapelò la notizia dell’imminente partenza di un volo charter che avrebbe dovuto riportare quaranta immigrati “dublinanti” in Italia. Il ministro Salvini reagì minacciando di chiudere gli aeroporti italiani, e Berlino allora si affrettò ad assicurare che non era previsto alcun trasferimento di migranti in Italia. Ma evidentemente non era così, perché poi il numero dei dublinanti trasferiti in Italia in effetti aumentò considerevolmente, e l’impegno del governo italiano a riprendersi gli immigrati fuggiti in Germania solo a condizione di una reciprocità nell’accoglimento dei richiedenti asilo dall’Italia fu completamente disatteso.

La questione migranti tenne banco anche nel primo bilaterale Merkel-Conte, avvenuto al termine di una settimana movimentata per le tensioni con la Francia a causa del rifiuto di far entrare nei porti italiani la nave Aquarius. Tensioni che si acuirono alla vigilia del mini-vertice di Bruxelles voluto proprio dalla Merkel e che provocò la forte irritazione italiana per la presentazione di un documento preconfezionato senza consultare Roma, in cui si poneva l’accento sui movimenti secondari, ovvero gli spostamenti dei richiedenti asilo tra i vari Paesi membri, mentre il nostro interesse era che si discutesse prima di tutto della questione degli ingressi in Europa, dunque degli sbarchi sulle nostre coste. La Merkel poi rimediò assicurando che il documento era stato ritirato. Passano dunque i governi a Berlino, ma l’arroganza resta sempre la stessa.