All’alba del 1800 la creatività imperialista elaborò “il protettorato”: un territorio ’controllato’, non conquistato né acquistato. C’era un autogoverno nominale dei fiduciari locali dello stato protettore ai quali era concessa un’apparente autonomia per le cose di poca importanza. Economia, politica estera, sicurezza interna, imposizione fiscale e tutto quello che contava, era di competenza del protettore. Il protettorato era la soluzione che evitava l’accollo dei costi relativi alla creazione di nuove colonie e permetteva la sopravvivenza dei notabili di quei luoghi e degli equilibri sociali di quel contesto. La diversità da allora ai tempi nostri sta nel fatto che in quegli anni il popolo non aveva poteri né strumenti decisionali e le idee di indipendenza, libertà democrazia erano ancora in fase di gestazione. Oggi no. la libertà, la sovranità popolare e la democrazia dei parlamenti e dei governi eletti dovrebbero escludere la praticabilità ’dei ‘protettorati’. Invece essi si ripropongono. Per resuscitare il protettorato devono concorrere alcuni fattori.

Primo: chi abbia interesse a fungere da protettore. Si è con l’imbarazzo della scelta: Germania, Ue, finanza internazionale, sistema bancario. Si tratta di mondi tutti partecipi dello stesso rassemblement. Differenti, in concorrenza per il primato, ma giocatori della stessa partita. Diversi ma omogenei.

Secondo: esistenza delle condizioni oggettive: debolezza del sistema economico, scadimento della tenuta etica, affievolimento della coscienza di comunità’, disinteresse per la politica, terrorismo psicologico e riproposizione continua di fasi emergenziali. E anche qui ci siamo.

Terzo: indebolimento e screditamento delle istituzioni democratiche e costituzionali (parlamento, ordine giudiziario, classe politica) sia per impedire reazioni adeguate, sia per far apparire le perdite progressive di diritti e facoltà privazioni accettabili fino al punto di non ritorno (teoria della ‘rana bollita’). E anche qui ci siamo.

Quarto: intervento degli eserciti di terra: a) gli affiliati da sempre, esecutori della lunga marcia verso il protettorato e spesso decisori dei passaggi clou b) gli affiliati di convenienza che con giornalisti, opinion leader, intellettuali organici, formano il plotone che quotidianamente lavora c) ’gli arresi’ e ‘i traditori’. Sono coloro che ottennero consensi contro i protettori e negoziano la consegna della comunità alla realtà gregaria contro la quale declamavano ogni sorta di damnatio. Fra loro c’è ‘chi auspica un governo Draghi, chi ottiene colloqui con Draghi stesso e Letta, il premier che vuole la perpetuatio dello stato di emergenza fuori da ogni controllo e chi finge posizioni critiche perché le disposizioni arrivano da oltreoceano. Il pericolo vero risiede nelle manovre dei presunti difensori.

Si assiste a chiacchiere vuote, a schermaglie ipocrite, in un immobilismo apparente, mentre si riattiva il terrore epidemico, si favorisce la rovina certa dei ceti potenzialmente più refrattari alla sottomissione. L’operazione riporterà l’Italia al Congresso di Vienna e al suo destino di ‘espressione geografica’, dove ‘i rassegnati ‘è i traditori” si stanno ritagliando un ruolo. Rimane la gente come noi. Agiremo come sempre per i principi che ci muovono. Predicheremo fino in fondo, leali alla posizione di quei fessi che hanno dei principi contro quei furbi che hanno dei fini. Più saremo e meglio sarà. Ci terremo stretti e non moriremo di freddo.