Un giorno di molti anni fa mentre partecipavo all’usanza delle mie terre della raccolta delle olive, nel discorrere una donna attempata, con le mani ruvide e l’aspetto inconfondibile di chi è nato nei campi, mi disse ‘Lei ce l’ha tanto coi comunisti.Ma lo sa che se non c’erano loro noi contadini si viaggiava ancora scalzi d’estate e con gli zoccoli d’inverno?’

Non gli spiegai che io non ce l’avevo coi comunisti, ma col comunismo, che opprimeva, invadeva e uccideva. Certo è che il Partito comunista italiano un ruolo fondamentale l’ha svolto nella storia del paese, al di là e ben oltre le meschinità, le violenze e gli atti criminali di alcuni degli interpreti di quell’ideologia. Ha anche radunato sotto le sue insegne gente dabbene, cittadini in buona fede oltre a rappresentanti importanti della cultura nazionale. Crollata la casa madre, il partito comunista italiano ha generato partiti post pci in un tourbillon di sigle e mutamenti che hanno portato conseguenze forse inaspettate, certamente contraddittorie.

Segretari dell’ ex pci, furono democristiani purosangue (Franceschini, Renzi), portatori di culture e metodi di far politica opposti alla tradizione comunista. In tal modo l’asse portante del politicare postcomunista si spostava su traiettorie diverse dalle regole auree che avevano determinato la lunga vita del pci.

Poi alla segreteria del partito che fu di Enrico Berlinguer, sopravvenne un altro Enrico. Come Berlinguer fu il segretario di un partito del lavoro in cerca di un posizionamento democratico, Letta rappresentava il massimo della falange finanziarista e bancaria, membro militante della Trilateral Commission, l’associazione di Rockfeller, sostenitore della postdemocrazia suvvalente a banche e finanza. L’esatto contrario del primo Enrico.

La torsione dei fondamentali era al massimo grado. Forse non era casuale che uno dei sociologi più obbiettivi e stimati pubblicasse un saggio dal titolo “La mutazione”, a proposito dei cambiamenti in atto. Il Pd è il partito più organizzato e militante del paese, dove essere compagno-iscritto ancora conta e la tessera è un impegno di vita.

L’odierno segretario è una scelta dei non iscritti. Gli iscritti avevano scelto un altro nominativo. Quest’orgia masochista e contraddittoria sta dando i suoi frutti. Tutti avvelenati.

Una sinistra organizzata in partito che si trasforma in movimento post-radicalchic con temi da società benestante, lascia un vuoto importante. Spazio facile preda dei guitti di passaggio o già in scena. Le flebili rimostranze di un sindacato obsoleto nella rappresentanza e nei temi non migliora certo il panorama e lascia la sinistra organizzata come sospesa in un limbo simile al vuoto siderale. Il potenziale disgregarsi delle sinistra tradizionale non può che far piacere agli avversari, abbagliati da una visione utilitarista e di corto respiro.

La destra al governo pensa di continuare a avvalersi del peso del sentimento anticomunista. Tentativo del tutto fuorviante. Tramite queste pulsioni, debitamente sollecitate si pensa probabilmente di allontanare le critiche d’obbligo a un esecutivo lontano dalle promesse quanto il Polo nord lo è dal Polo sud. In realtà andrebbe evidenziato che la disgregazione di un partito organizzato giova soltanto a chi ha in animo di depotenziare il sistema parlamentare nel suo complesso e sostituire ai partiti altri centri decisionali.

Questo tragitto verso la liquidazione del Pd gestito da anni da rappresentanti del Mondo di sopra o è frutto del cupio dissolvi (desiderio di dissoluzione ) o vale l’altro detto quos vult Iupiter perdere dementat prius (chi Giove vuole rovinare, prima lo istupidisce). O è semplice coincidenza. Oppure è un disegno facile e preparato in precedenza per depotenziare la sola forza politica con energia militante e organizzazione partitica che sarebbe dotata degli strumenti per contrastare la degenerazione postdemocratica del sistema verso la quale il Mondo di sopra con le recenti affiliazione marcia a ranghi compatti.

Marcia che si avvia a diventare una passeggiata di salute.