La storia del genere umano è storia di migrazioni. Negare quest’evidenza e tentare di eliminare un fenomeno che si sa inarrestabile per esperienza del passato e per consapevolezza del presente, più che un errore è una scelta abnorme.

Come fuori dal buonsenso sono i richiami solidali o l’evocazione fuori luogo delle emigrazioni dei connazionali.

I fenomeni contemporanei hanno fra gli antenati prossimi le migrazioni barbariche da circa il 300 d. C. in poi e la tratta degli schiavi verso le Americhe dal 1600 al 1800.

Le prime comportarono una commistione fra indigeni e migranti che variarono usi, costumi, lingua, civiltà, toponimi.

La seconda fece sì che nel 1860 in nord America la popolazione nera fosse circa il 15% del totale degli abitanti, superiore in percentuale alla popolazione di colore oggi presente negli Stati Uniti.

Le migrazioni volontarie o forzose hanno cause e fini economici. Così fu per la migrazioni dei barbari e così fu per la tratta degli schiavi. Fame e povertà, bisogno di manodopera a poco prezzo.

Le cause di ieri sono quelle di oggi.

Oggi da sud e da est si preme sui popoli più ricchi in cerca di condivisione di pane, lavoro, miti e benessere.

A fronte di questo esodo epocale,

 si creano barriere, linee di contrasto, muri. Ognuno legge il suo libro, balla da solo, ciascuno con piglio determinato quanto inutile, come provare a chiudere con le mani una falla nello scafo della nave.

Oppure si assiste allo spettacolo degli incoscienti, delle anime belle o degli assertori in mala fede di un buonismo sconsiderato.

Si è formata una miscela utile soltanto a incentivare il fenomeno e le sue peggiori conseguenze.

Se si spruzza in questa pietanza velenosa l’imbecillità burocratica, il rimbalzo delle responsabilità, il disinteresse per i diritti e la vita degli uomini, abbiamo il quadro di quello che oggi è sul tavolo.

A rifinitura della rappresentazione vengono diffusi appelli contro i ‘mercanti di uomini’, richiami tardivi ma soprattutto con destinatari ignoti e efficacia pari a zero.

È sconcertante che politica, comunicazione, associazioni spirituali o del buon cuore fingano di non conoscere che i ‘mercanti di uomini ‘sono parte del sistema dei paesi e delle etnie con le quali chi grida allo scandalo negozia petrolio, gas, la rapina di materie prime, eroga denaro per compiti che suonano disonore del genere umano.

Coloro che gridano, o lanciano messaggi umanitari, non disdegnano di avvalersi di gente disperata da sfruttare accolta ipocritamente in solidarietà, ma con il fine neppure nascosto di pagare meno e aumentare i profitti.

Nessuno che abbia organizzato da 30anni a questa parte hub efficienti di smistamento gestito dalle organizzazioni internazionali, dall’Ue, da consorzi di stati che ne dovrebbero avere interesse.

L’Ue nè gli stati hanno stanziato cifre importanti per organizzare la raccolta dei disperati nei viaggi della morte, nè la coattiva liberazione degli internati in campi localizzati e noti.

Si impegnano però in investimenti cospicui per condizionare, premere sui governi , assicurarsi esclusive, privative, forniture.

È un sistema che fa comodo a molti.

L’Unione Europea è stata incapace di organizzare sistemi funzionanti di respingimenti e una cintura di raccolta e accoglienza. Pronta a mettere le mani sul tesoro dei litorali è altrettanto pronta a lasciare al suo destino quei litorali e i paesi di prima linea.

Associazione che conteggia nel proprio Pil i proventi degli affari criminali, trova così l’utile suo: il mercato di esseri umani fa pil.

Di fronte a questo disastro generale si dimensionano nell’area del ridicolo gli appelli alla Salvini, le gaffes e l’incompetenze dei Piantedosi, i proclami Meloni style, gli appelli vuoti e tardi…