Alcuni giorni fa mi sono imbattuto in una foto d’archivio che riprendeva una piccola bottega di Londra con la serranda aperta durante i bombardamenti del 1940 per mano della Luftwaffe e un cartello al vetro con scritto: “BUSINESS, ALWAYS!”

La tenacia del popolo inglese, che di lì a poco avrebbe ribaltato le sorti della guerra attestandosi tra i grandi vincitori del conflitto, non si discute. Ma dietro quel cartello vi era, in nuce, un concetto che poi avrebbe portato alla deriva che stiamo vivendo. Nel trinomio lavoro-ricchezza-benessere si è insinuato come una metastasi che, prese le vie del sangue, infesta tutto il corpo il concetto di finanza, l’idea che la ricchezza si possa produrre non con il lavoro, gli investimenti, il sacrificio ma con cervellotiche alchimie digitali che creano moneta corrente ancora peggio del soldino che il gatto e la volpe fanno seminare a Pinocchio in attesa dell’albero della cuccagna.

Il finanziarismo più deleterio è diventato un mainstream a destra come a sinistra. Si sono rarefatte tutte le regole del mercato sotto la Thatcher, sul Panfilo Britannia ci si è spartiti le grandi aziende di Stato italiane e “la casa per tutti” che ha il suo incipit con l’amministrazione Clinton e che poi ha provocato la bolla dei mutui statunitensi ha fatto il resto. A questo liberismo senza regole, a un mercato lasciato ai suoi impulsi primigeni senza freni inibitori fa eco la decomposizione delle istituzioni democratiche.

Da Tangentopoli al M5S c’è un filo rosso che ha un unico comune denominatore: delegittimare il sistema politico e la sua classe dirigente per non disturbare il padrone del vapore. In questo modo è avvenuto il delitto perfetto: rendere la classe politica agli occhi dell’opinione pubblica non solo inetta ma, peggio, moralmente incapace di portare avanti qualsiasi tipo di riforma. Riforme che la casta dei mandarini dello Stato non vuole e per questo avversa. Ergo la necessità dei tecnocrati calati dall’alto a dirigere le danze. Il quadro che ne emerge è desolante, con un deep state che ha in mano le redini del vapore e il nodo scorsoio che gira intorno al collo dei cittadini. Basti pensare che le risorse del PNRR per la transizione digitale e la rivoluzione ecologica (il nuovo mantra) sono il doppio di quelle riservate alla sanità.

Ogni tanto per il disbrigo degli affari correnti o per accontentare gli appetiti democratici e forcaioli del popolino spunta fuori qualche tenue forma di partecipazione o una commissione concessa dal sovrano, una sorta di Chambre des pairs dove si nominano i cavalli di razza ora del capitalismo, ora della medicina, ora delle biotecnologie. Unico avamposto da difendere, perché ultimo scoglio prima della sciagurata deriva di tutto il sistema, sarebbero i Sindaci a meno che la prossima riforma non sia quella di sostituirli con dei delegati governativi. Se così fosse avrebbe fatto meno danni Caligola che per mostrare tutto il suo viscerale disprezzo per le istituzioni repubblicane, figlie di un’altra epoca, volle fare console Incitatus, il suo cavallo.