I titoli di coda sul Draghi atto primo, formalizzati con la sciarada parlamentare targata 5 stelle, sono scorsi a margine dell’incontro con i sindacati di qualche giorno fa quando il Premier ha fatto sfoggio di tutto il suo senso dell’umorismo raccontando, dopo il buffet a Villa Aurelia, una barzelletta. Un malato in attesa di trapianto deve scegliere tra un cuore di un giovane e quello di un banchiere vicino a passare a miglior vita. Il malcapitato opta per la seconda opzione destando la meraviglia dei medici. La spiegazione però è semplicissima: il cuore del banchiere non è mai stato usato. È seguito un piccolo ghigno da parte di Mario Draghi, come se anche ridere fosse umano troppo umano per uno come lui. Purtroppo quella era tutt’altro che una battuta di spirito ma la fotografia di questo anno e mezzo, col paese agonizzante affidato agli sciacalli per i quali perfino l’uso del cuore è un passatempo per quando fuori piove. Risparmiateci almeno la staffetta penosa che sta andando in scena in queste ore tra Palazzo Chigi e il Quirinale come se non fosse ormai chiaro che ci stanno trascinando, per l’ennesima volta, da Erode a Pilato senza possibilità di battere ciglio. Come il susseguirsi di lodi e peana a Draghi a cui tutti tendono le braccia come a Cristo sulle acque del Giordano. Ma possibile che questa patria vilipesa, derisa, commissariata, colonizzata non riesca a produrre non dico un uomo, altrimenti una commissione mi mette sotto indagine per apologia di fascismo, ma almeno una mezza classe dirigente che governi con la schiena dritta rendendo conto, vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, solamente al popolo sovrano? Possibile che le sorti di un paese le debbano decidere il tasso di inflazione o il prezzo del petrolio? Ci pensi chi intende candidarsi, se mai ci faranno votare, perché quando la pazienza finisce, la storia tira brutti scherzi. Anche a chi sa raccontare bene le barzellette.