C’è un mondo sotterraneo che pare nutrirsi delle glorie del governo. Quei poteri che la destra, o almeno un certo tipo di destra, ha sempre combattuto e osteggiato sembrano sempre più genuflessi verso un esecutivo nato, invece, sotto cattivi presagi. In primis la presidenza della Repubblica, verso la quale la Meloni prima maniera non aveva risparmiato commenti sferzanti pare ora melliflua e conciliante con la premier tra lunghi colloqui e colazioni di lavoro.

Favorevole alle politiche governative lo sono anche tutte le agenzie di stampa straniere (ultimo commento, in ordine di tempo, quello della CNN che ha definito un successo i primi 100 giorni di governo), quelle di rating, l’andamento dello spread e dei titoli. Per non parlare delle segreterie di stato, almeno dei paesi che contano, alle quali l’Italia ha giurato e garantito fedeltà e amicizia a oltranza: lontani i tempi in cui la destra storica era vicina alla causa dei palestinesi oppure contrastava lo strapotere coloniale e imperialista di francesi e angloamericani. Tant’è che pure con Macron alla fine si è arrivati ad un accordo, con tanto di sorrisi e strette di mano, su un tema non di facile conciliazione come la gestione dei flussi immigratori.

Suggello a una politica estera ancorata fortemente al mainstream l’atteggiamento sulla guerra in Ucraina: invio di armi a oltranza e assenza di qualsiasi posizione critica che ponga l’interruzione di questo flusso come base per la fine del conflitto. Infine la stampa nostrana che se non fosse per le uscite sciagurate di qualche esponente della maggioranza non dedicherebbe nemmeno un rigo di critica (ricordate i tempi del governo Berlusconi?) tra gli osanna e i peana. Da ciò derivano essenzialmente due conclusioni: la prima, più teorica, che la politica di governo con i suoi riti e bizantinismi è decisamente più complicata dell’opposizione dove si sta seduti certamente in maniera più comoda. La seconda che l’assicurazione sulla vita di certi poteri è la durata di un governo che ha a sua volta la propria ragione di esistenza nei poteri medesimi. Oltre a questo rimangono i fessi che vanno a votare.

Ma sempre di meno.