Consumi, potere d’acquisto, inflazione: questi i nuovi mantra del capitalismo a-la-carte che la razza padrona ormai ha fatto trangugiare a un popolo assuefatto e stordito come un tossico col metadone. Poco importa se al di là del carrello della spesa, del nuovo televisore, delle scarpe firmate c’è tutto un mondo che non scorre nei titoli di copertina. Sono sempre stato un maledetto liberale e come tale convinto che per quella magia che si chiama mercato si potesse trasformare l’avidità di pochi in benessere per molti. Ma poi mi sono ancora di più convinto che l’avidità rimanga tale e che sia preciso dovere della politica dare anche un calcio ai mercati, se serve, perché l’etica non è solo rumore di sottofondo ma ingrediente essenziale del vivere civile di un popolo. Occorre capire che la cartina di tornasole di un paese sono i servizi che offre, la tutela che fornisce ai più deboli, le risposte che dà a chi è rimasto indietro specie in una nazione, la nostra, con 5 milioni di poveri assoluti, diventati già 7, che è destinata a dilatarsi. Questo dovrebbe essere il faro che guida chi ci governa che davvero dovrebbe rivendicare il suo essere populista proprio nel senso etimologico del termine: cioè essere per il popolo. E non sarà sussurrando paroline dolci all’amico Biden o sfilare in passerella con il capitano Zelensky a risollevare chi ormai è nella piena e totale disperazione.

Scrivo da Sindaco, che tutte le mattine è in trincea e tasta il polso di un tessuto sociale sempre più allo stremo. I Comuni, in quanto enti più vicini al cittadino, dovrebbero essere dotati delle risorse per far fronte a queste esigenze anziché dissanguati di finanziaria in finanziaria.

Questo Governo, che ha la maggioranza per farlo, getti il cuore oltre l’ostacolo, faccia le riforme che davvero servono a questo paese, liberi risorse per fronteggiare le vere emergenze della nazione in barba ai parametri di Maastricht e ai diktat della Nato; fermi la carneficina in Ucraina cessando l’invio di armi in una guerra che, comunque vada a finire,era per noi persa in partenza, ci faccia sentire orgogliosi di essere italiani. Oppure continui a navigare a vista, consapevole però che col mare in tempesta poi non si salva nessuno. Almeno di quelli fuori dalla tolda di comando.