La spartizione degli incarichi è un rito eguale  da quando la Rai era in via Arsenale 21, Torino e non interessa più di tanto in sè e per sè.

È invece una palestra per spiegare l’avanzata della postdemocrazia finanziaria e le sue strategie.

Per la prima volta nella storia della tv di stato, nell’Italia di Draghi il partito di maggioranza relativa non ha indicato il direttore del  tg1 e è rimasto fuori da tutto.

Bruno Vespa, direttore tg1, si dimise quando Forlani cedette nella dc il passo a De Mita. Il giornalista disse pressappoco che il  tg1 ha come azionista di riferimento il primo partito italiano al governo e il suo capo deve poter scegliere di chi fidarsi.

‘Io sono stato scelto da Forlani non da De Mità.

Oggi il partito di governo con maggiore rappresentanza parlamentare è il Movimento 5stelle.

Ma non ha indicato il direttore del tg 1 e non ha avuto neanche un premio di consolazione (Renzi, perfido, suggeriva di dargli almeno Rai Gulp).

Gli ingenui, i duri e puri, gioiranno al nuovo corso.

Già li sento, ’ben vi stà, ’eravate contro la lottizzazione rai, e allora non rompete le scatole’.

Su queste reazioni ’di pancia’ confidano i postdemocratici draghisti e Draghi stesso.

La realtà  è diversa e il ragionamento da fare un po’meno rozzo.

Attribuisco al mov5stelle la funzione di ariete nell’assalto della postdemocrazia finanziaria. Il Mov5st si era assunto la missione di colpire la democrazia parlamentare, a favore di un simulacro di democrazia diretta , di screditare la  funzione e il ruolo dei parlamentari, e di lavorare per il degrado sistematico delle istituzioni. Il tutto a favore delle stesse finalità perseguite dalla postdemocrazia e dal finanziarismo.

Quello che diceva Grillo lo diceva Monti, sia pur con linguaggi  diversi e a platee diverse.

Giova  ricordare che la guerra alla casta ebbe una decisiva impennata con un libro di due giornalisti del quotidiano dei salotti buoni.

Oggi la postdemocrazia finanziarista  ha piazzato il suo campione in cima alla piramide, i partiti sono soggiogati alle sue decisioni, la società accetta di buon grado il guinzaglio del nuovo dominus e i nemici fra loro che costellano lo scenario nazionale plaudono insieme  al Salvatore del momento o non lo discutono troppo.

Draghi e le sue truppe non hanno piu’ alcun bisogno degli sfasciatutto.

La scelta di Conte al vertice del mov5stelle, benedetta da Draghi, è stato il primo colpo alle ansie barricadiere.

L’esclusione dalla Rai dovrebbe essere il colpo di grazia al peso politico dei grillini ormai scoloriti.

La storia non finisce qui.

Draghi in realtà ha rispettato la tradizione vigente dalle origini Rai. Ha assegnato il Tg1 alla forza ammiraglia fra quelle di governo.

È l’Organizzazione che riunisce sotto la presidenza europea del mai dimenticato Trichet i campioni e gli attori del globalismo mondiale. Mattarella non si fece scrupolo di ricevere i suoi membri al Quirinale, e spese parole di consonanza di fini e valori. L’Organizzazione è metaistituzionale e extraparlamentare, tiene riunioni ’riservate ‘e disegna i destini del mondo cosí come li aveva immaginati 40 anni fa il suo fondatore David Rockefeller. L’Organizzazione oggi rappresenta il potere reale e il  governo vero del paese, come  insegna la postdemocrazia applicata. Il Tg1 è nelle mani della Commissione Trilaterale (

Trilateral Commission). Essa ha designato un suo esponente di spicco, Monica Maggioni.

Il fatto è prova regina e se ci fosse un processo in corso, la sentenza sarebbe semplice e drammatica insieme.

Il finanziarismo  postdemocratico oggi ha dunque messo molte  pedine: Mattarella, sodal e ( Quirinale), Draghi, (governo) Enrico Letta ( anch’esso esponente della Trilateral) (Pd) Maggioni (Tg1).

Lontani i tempi in cui Fico, denunciava le appartenenze della Maggioni e quando l’opposizione  contrastava queste realtà. Oggi dall’opposizione si e’ levata un’unica voce, non incoraggiante ‘Io non so di che parte sia la Maggioni, ma so che è una straordinaria giornalista.’

Scacco matto.