I veri risparmi per il dimezzamento della democrazia sono 57 milioni, meno di una tazza di caffè per ogni italiano (…) è offensivo anche solo pensare al taglio dei costi della politica, quando si parla di taglio della democrazia” Verrebbe fin troppo facile attribuire questa affermazione ad uno dei tanti “dinosauri” – per citare Travaglio – che in questi giorni stanno promuovendo il NO al Referendum sul taglio dei parlamentari del prossimo 20-21 settembre; la frase, invece, è stata pronunciata nel 2016, durante la campagna per il NO al Referendum confermativo della riforma costituzionale “Renzi-Boschi”, dall’ex Ministro Danilo Toninelli, uno tra i maggiori esponenti grillini; gli stessi che invece oggi propongono proprio di tagliare la rappresentanza democratica, per tagliare, peraltro impercettibilmente, i costi della politica. Un così fraudolento abuso del principio di Russell Lowell sulla stupidità di chi non cambia mai opinione, dovrebbe essere sufficiente a convincere ogni persona dotata anche di un briciolo di buonsenso, a sostenere convintamente le ragioni del NO. In realtà però, in ballo c’è ben altro. La ragione di fondo, meglio la “pre-ragione”, che dovrebbe mobilitare ciascuno di noi, in modo indistinto, è che questo Referendum rappresenta una sorta di “Linea del Piave” del buonsenso e della ragionevolezza, di chi si oppone alla degenerazione della politica, perpetrata da soggetti la cui scarsissima considerazione del valore delle istituzioni democratiche è divenuta col tempo addirittura motivo di vanto. Concentrare il fuoco sul “campo di battaglia” del taglio dei parlamentari, sarebbe errato. Avallare questa riforma populista, significherebbe varcare le Colonne d’Ercole :una volta validata una modifica della carta costituzionale per ragioni esclusivamente propagandistiche, nulla potrebbe essere più escluso; anche l’inimmaginabile diverrebbe a quel punto possibile. Ecco perché non è esagerato sostenere che ci troviamo di fronte ad un appuntamento storico per l’Italia: Votare NO sarà anzitutto un atto di dignità democratica per tutti coloro che riconoscono alle nostre istituzioni un valore assoluto – che prescinde anche dal loro talvolta pessimo funzionamento – ma al contempo consentirà di innalzare un primo ma fondamentale argine contro questa deriva populista. L’auspicato successo del NO aprirebbe poi al ritorno della Politica – quella vera, con la “P” maiuscola e di cui ha tanto bisogno l’Italia – che batterebbe nuovamente un colpo, rialzerebbe la testa, dopo anni di assopimento, indotto da affabulatori del popolo, da pifferai magici che senza soluzione di continuità hanno governato il nostro paese negli ultimi anni, contribuendo in modo determinante a creare il disastro attuale. Last, but not least, il cosiddetto “Partito del buonsenso” avrà poi la prima vera occasione per ritrovarsi e soprattutto per contarsi: tutti coloro che politicamente si sentono “apolidi”, rappresentati da nessuno dei protagonisti politici attuali, finalmente potranno ritrovarsi sotto un comune sentire e magari gettare un primo importante seme… Come nel 2016, infatti, si andrà oltre il semplice quesito referendario: allora fu un plebiscito contro Renzi, oggi lo sarà contro i populisti. E gli italiani ancora una volta sapranno sorprenderci.