Il Presidente della Repubblica che si mette in coda per il vaccino allo Spallanzani come un comune cittadino, per chi ama l’Italia è una immagine ripugnante.

E’ la nazione intera che non riconosce più il valore delle istituzioni, che non si ama e quel che è peggio che non conosce più il valore della parola patria. Un Capo dello Stato non solo ha il diritto, ma anche il dovere di vaccinarsi prima degli altri.

Negli Stati Uniti i protocolli di sicurezza prevedono, non solo che i rappresentanti delle istituzioni siano in cima alla lista delle persone da tutelare, ma spendono montagne di soldi nella loro difesa. Questo perché gli americani amano la loro patria e la identificano nelle istituzioni democratiche.
In Italia invece se gli uomini dello stato non si abbassano al livello dell'”uomo della strada”, in nome “dell’uno vale uno”, siamo pronti al linciaggio, con la stampa, che cavalca la pancia del popolino, in prima linea nel sobillare la protesta anticasta.

Quello che ha fatto Mattarella è cercare di non farsi linciare da una società ormai convinta che le istituzioni democratiche siano un orpello inutile.
Nessuno avrebbe ormai avuto il coraggio di ammettere che, in un paese normale, il primo giorno in cui c’è un vaccino disponibile mandi un infermiere al Quirinale e fai vaccinare il capo di Stato, altro che «quando sarà il mio turno» e attese in fila.

Il fatto è che «sono uno di voi» è ormai una sindrome talmente pervasiva che persino Mattarella diventa succube della situazione.

I ministri non sanno usare neppure il congiuntivo? E’ uno di noi. Le ministre mettono i piedi sul tavolo? E’ una di noi. I presidenti stanno in fila come noi alla USL ? E’ uno di noi. Non si riconoscono più i valori della costituzione, non si identifica lo stato con gli uomini che lo rappresentano e alla fine non si riconoscerà più nemmeno lo stato.

La prima persona legittimata a “saltare la fila” per il vaccino, sarebbe stata proprio il Presidente della Repubblica e non solo lui. Anche il premier, i ministri e sottosegretari dovrebbero godere di una corsia preferenziale: essi rappresentano le istituzioni. E il fatto che restino in salute, nell’esercizio delle loro funzioni, è un interesse di tutti gli italiani.

Non c’entra niente il moralismo, o il principio d’uguaglianza: c’entra l’interesse pubblico. In altre parole, la vaccinazione del Presidente non è un affare di Sergio Mattarella, ma una priorità della Presidenza della Repubblica, una questione di sicurezza nazionale e di stabilità democratica.

Quando un popolo permette che i rappresentanti dello Stato restino esposti a una minaccia terroristica, militare o in questo caso biologica, come il Covid, significa che nessuno ama più non solo la patria, ma anche la libertà e la democrazia e solo per il gusto di poter gridare “uno vale uno”.
Che è un po’ come dire “nessuno vale nulla”.