Le prime uscite di Conte dopo il silenzio estivo sono state nocive politicamente e disastrose dal punto di vista istituzionale. Autentiche perle da incorniciare, come i centomila morti in più per il Covid ricordati erroneamente due volte, o la gaffe sulla presunta stanchezza di Draghi. Ma il campionario esibito alla festa del Fatto quotidiano è stato tale da far passare inosservate altre performances.Il premier si è attorcigliato sul Mes, il fondo salva Stati che sta dividendo frontalmente la sua maggioranza.Così ha rassicurato la platea : “Il ministro della Salute non mi ha mai detto che c’è bisogno di più soldi per la sanità, se ne serviranno altri andrò in Parlamento”. Nelle stesse ore il viceministro della Salute Sileri, ha invece affermato per la sanità “sono necessari tra 25 e 35 miliardi”. Convulsioni di un governo senza bussola, che vive da tempo alla giornata.
La topica più grossa Conte l’ha estratta dal cilindro pochi minuti dopo.Testuale: “Non bisogna pensare che chiedendo 36-38 miliardi verranno investiti tutti nella sanità. Se con quelle risorse costruissimo un nuovo ospedale, sarebbe una spesa aggiuntiva che manderebbe a rotoli la nostra finanza pubblica”. Ma lasciando da parte il Mes,dalle parole di Conte emerge l’incapacità di distinguere tra investimenti, spesa corrente e di comprendere il diverso impatto che hanno sul bilancio pubblico.Per il premier fare investimenti nella sanità crea debito pubblico aggiuntivo, quindi meglio non farli.Secondo questa tesi bisognerebbe tagliare anche l’istruzione, non fare le grandi opere e, magari, rottamare tutti i mezzi pubblici, così da non pagare più la benzina per farli girare. Sarebbe come dire che non costruisco una strada per non dover pagare le manutenzioni successive. O che non devo fare più figli perché poi mantenerli costa. Una logica paradossale, soprattutto in tempi di Covid: se costruire un nuovo ospedale è un danno emergente, perché non risparmiare anche su quelli che già ci sono per ridurre il debito pubblico? Un ragionamento non solo disarmante, ma anche contraddittorio, viste le decine di miliardi profuse a fondo perduto e destinate a provvedimenti improduttivi, tra banchi a rotelle, monopattini, bonus a pioggia e ritorno in grande stile alle nazionalizzazioni. Per Conte sarebbe stato meglio prolungare il silenzio. Ma siccome il silenzio è d’oro e la faccia di bronzo, è stato rotto anche quello imposto dalla legge sui sondaggi elettorali, e per giunta dall’agenzia di stampa nazionale, l’Ansa, che ne ha incredibilmente pubblicato uno commissionato da Palazzo Chigi. Inutile aggiungere che attribuiva al premier un consenso tanto plebiscitario quanto improbabile. E non poteva mancare la ciliegina finale.Il messaggio urbi et orbi che Conte voleva lanciare da “Domenica in” alla vigilia della riapertura delle scuole. Alla fine ha dovuto farlo su Facebook, e per lui forse è stato meglio così, visto il calvario che sta per iniziare per presidi, insegnanti, studenti e famiglie.