C’è una vignetta che gira da tempo sul web in cui Igor, il geniale assistente di Frankenstein junior, col suo inconfondibile ghigno, dice: “Eh, eh… li trovi d’estate a lamentarsi per il troppo caldo e a romperti i c. a Natale perché fa troppo freddo…”. Una battuta che semplifica in modo dissacrante la questione esistenziale del riscaldamento del globo, su cui si confrontano climatologi e meteorologi, ecologisti e meteoropatici, catastrofisti e pseudo-negazionisti. Dico subito, da Cicisbeo doc, che i cicisbei del clima non mi stanno simpatici: cavalcando l’onda dell’apocalisse, deturpano i monumenti, bloccano il raccordo anulare e si sentono i paladini del pianeta contemplandosi l’ombelico come il buco dell’ozono. Tendo più a fidarmi di quel nutrito stuolo di scienziati che sostengono, dati alla mano, che il riscaldamento globale non ha origine umana, si è già verificato in passato per cause naturali e quindi le politiche di riduzione delle emissioni sono assolutamente inutili. Insomma: basta studiare per scoprire che tutto è già accaduto, anche in tempi recenti, ad esempio nel 1962 e 1982. Anche allora temperature altissime, e già si parlava di record storici. E mi fido del professor Franco Battaglia, secondo il quale “non c’è nulla di nuovo sotto il sole” e che, confutando i dati dell’Agenzia americana per l’ambiente, ha dimostrato che nel decennio 1930-’40 l’indice delle ondate di calore raggiunse, negli Usa, valori da 2 a 7 volte maggiori di adesso. O del professor Franco Prodi, che si batte contro il “pensiero unico secondo il quale bisogna tenere il riscaldamento globale sotto il grado e mezzo entro il 2050”, e nega che le emissioni di Co2 siano responsabili per il 98% del cambiamento climatico, definendo questa teoria “una bufala”. In parole povere: la meteorologia registra i cambiamenti di giorno in giorno, mentre la climatologia studia i mutamenti nell’arco di decenni e di secoli. Già, perché la storia ci ricorda che in passato ci sono state alluvioni e glaciazioni peggiori rispetto a oggi, anche in assenza di emissioni nocive: nel Periodo Caldo Romano ci fu un clima eccezionalmente mite: come avrebbe fatto altrimenti Annibale a far passare gli elefanti sulle Alpi nel 218 avanti Cristo? E tra il 900 e il 1300 la temperatura del pianeta era da 1 a 2 gradi superiore al 2023, seguita dalla Piccola era glaciale. Nella cosiddetta controversia della “mazza da hockey” che ha diviso la comunità scientifica, dunque, lo studio storico del clima dà ragione a chi nega una relazione di causa-effetto tra il progresso umano e il riscaldamento globale. Se questo significa essere negazionisti, ebbene io rispondo come Totò: ebbene sì, io lo nacqui. Ma ammettiamo che sia davvero colpa dell’uomo: cosa può fare la piccola Europa che ha imboccato la strada del “green deal”? Siamo “colpevoli” di appena il 7% delle emissioni nocive, e il nostro automotive impatta per lo 0,8% sulla Co2 globale: se smettessimo di produrre auto non salveremmo quindi il mondo finendo per ridurre solo la nostra occupazione. Ormai, però, il catastrofismo è diventato un business nascosto dietro un dogma, come dimostrò il voto dell’Europarlamento che aveva messo al bando dal 2035 i veicoli a combustione interna a favore di quelli elettrici, una scelta suicida per la nostra industria e un incredibile assist a Pechino. A proposito: è proprio la Cina, col 33%, la principale produttrice di Co2, ma nessuno degli eroi di Ultima Generazione si è ancora incatenato nella Città Proibita.