La telefonata fra Berlusconi e l’ambasciatore russo, non c’è mai stata, ma per la sinistra che l’ha inventata è come se lo fosse, perché in questi casi scatta un meccanismo perfettamente collaudato: si propala una menzogna spacciandola per verità, e dopo qualche take di agenzia e un’orchestrata valanga di indignazione, la menzogna si trasforma in Verbo, per cui le smentite di chi ci incappa diventano solo flebili voci di disturbo sovrastate dal coro. Ma questo non basta, perché insieme alla realtà si ribalta anche l’onere della prova, mettendo in bocca alla vittima – virgolettandole – frasi incriminate, tipo: “L’ambasciatore russo mi ha spiegato la verità sulla guerra”, “ma poi smentisce”. Quindi Berlusconi avrebbe smentito non la bufala, ma sé stesso. Nulla di sorprendente: negli ultimi trent’anni ne abbiamo viste di tutti i colori, dagli allarmi per la democrazia in pericolo alle incursioni giudiziarie ad orologeria, e oggi la rete è un formidabile moltiplicatore di fake-news, ma la macchina della propaganda comunista ha sempre disposto di armi formidabili di disinformazione anche quando le notizie correvano per le vie tradizionali. Per decenni, infatti, la storia d’Italia è stata distorta perfino sui libri di scuola, in un clima di intimidazione ideologica e di egemonia culturale a senso unico in difesa dell’Urss e contro l’Occidente. E qui arriviamo al paradosso della sinistra postcomunista che si erge a censore dei presunti rapporti con Mosca da parte di chi da premier fu accolto con una standing ovation al Congresso americano e da ragazzo nel ’48 attaccava i manifesti della Dc. Siccome oggi la guerra criminale scatenata da Putin contro l’Ucraina ha riportato indietro l’orologio d’Europa tornando alla logica dei Muri, le lezioni della storia conviene ricordarle agli zelanti atlantisti ultimi arrivati, e a questo proposito calza a pennello tornare al ’61, quando in una sola notte fu costruito il Muro di Berlino. In quei giorni, la macchina propagandistica del Pci fu mobilitata all’ennesima potenza: il 14 agosto l’Unità titolò in apertura di giornale: “Misure di sicurezza della Rdt ai confini con Berlino Ovest”. Togliatti sostenne che era in atto “uno scontro fra il partito della guerra, capitalista, e il partito della pace guidato dall’Urss”. Nel dibattito alla Camera Ingrao si scagliò contro chi voleva Parlamento e governo “al livello di una dieta di vassalli nell’Alleanza Atlantica”, definendo il liberale Malagodi “uno sciagurato esaltatore della Guerra fredda e dell’oltranzismo militarista”. Altri tempi e personaggi di altra statura, ma la manipolazione della politica estera è un vizio che alligna ancora a sinistra, anche se questi piccoli epigoni sono costretti a rovistare negli ambulacri di non si sa quali servizi e nelle intercettazioni di telefonate fasulle. Basta gettare fango, qualcosa resta sempre.